Politica

Prodi alla Dire: “L’Euro è il pilastro più forte ed innovativo dell’Europa”

Dalla nascita dell’Euro al compimento dei 20 anni della moneta unica, passando per lo stato di salute dell’economia italiana e del Vecchio Continente, fino all’inflazione e ai timori per il Covid-19. È lungo questi temi che si sviluppa il colloquio tra l’agenzia Dire e l’ex-premier Romano Prodi, uno dei padri dell’Euro.

Professor Prodi, il primo gennaio 2002 nasceva l’Euro sotto la Sua Presidenza della Commissione Europea. Cosa ricorda di quei giorni?
“Furono giorni di grande soddisfazione e di gioia che segnarono la fine di un processo di portata storica, complicato e difficile, che ho affrontato prima come presidente del Consiglio italiano, per garantire fin da subito all’Italia l’ingresso nell’Euro, poi come presidente della Commissione Europea per aiutare a preparare tutti gli adempimenti per il giorno del lancio della moneta. Sono stati anni di grande impegno, che si conclusero con una grande vittoria per l’Europa“.

Sono passati 20 anni da quella data storica, per l’Italia e per altri paesi europei: cosa è cambiato per l’economia del nostro paese? Qual è il suo personale bilancio?
“Molto positivo, per il ruolo che l’Euro ha svolto e per i benefici che ha dato a tutta l’economia europea. Se oggi progrediamo con il progetto europeo è perché ne abbiamo posto le fondamenta con l’Euro, su questo non c’è alcun dubbio. Se non si fosse fatto allora, la crisi finanziaria dello scorso decennio avrebbe travolto tutte le strutture politiche europee, ci saremmo ‘disciolti’. L’Euro è il pilastro più forte e più innovativo dell’Europa. Tuttavia, quando costruimmo la moneta unica europea, intendevamo ottenere un’area economica paragonabile a quella degli Stati Uniti e una valuta con una forza tale da affiancarsi al dollaro. La crisi e i dissidi fra i vari paesi europei hanno però rinviato questo obiettivo: la valuta è arrivata, è forte e si è sviluppata, ma la verità è che non è ancora paragonabile al dollaro. Nonostante questo l’Euro è uno dei punti di riferimento dell’economia mondiale. E la storia ha dimostrato quanto torto avessero le persone, premi Nobel compresi, che sostenevano che l’Euro non avesse alcuna possibilità di sopravvivere”.

Oggi lei come considera lo stato di salute della nostra economia e di quella del resto dei paesi dell’Unione Europea, anche a fronte di economie ‘emergenti’ e ‘aggressive’ come quelle di Cina, India ed Emirati Arabi?

“È un buon momento per l’economia europea e le previsioni di quest’anno sono buone. Naturalmente, dopo il crollo dovuto al Covid, questa ripresa non è in grado di riportarci ai vertici dell’economia mondiale in un colpo solo. La capacità di reazione è però molto più forte di quella messa in campo nella precedente crisi economica. Per tre motivi. Innanzitutto di fronte alla pandemia mondiale nessun paese europeo ha potuto incolpare gli altri, come era accaduto nella crisi economica finanziaria del 2008. I tedeschi non potevano certo dire ‘è colpa degli italiani’ o ‘è colpa degli spagnoli’, perché si è verificata una situazione simile a quando arriva la grandine: non si può addossarne la colpa al vicino. Il secondo, dobbiamo essere onesti, è la Brexit. Con la Gran Bretagna in Europa una solidarietà così forte, come quella rappresentata dalla NextGenerationEU, non ci sarebbe mai stata. Terzo, e questo è importantissimo, buona parte dell’establishment tedesco ha capito che la stessa forte Germania, di fronte a Stati Uniti e Cina, da sola non può competere e che la Germania può essere grande solo in una grande Europa”.

Professor Prodi, parliamo di inflazione. C’è chi dice che per l’Italia e per l’Europa non sarà un 2022 tranquillo sul fronte dei rincari. Lei cosa ne pensa? Qual è il suo giudizio?
“Sono molto preoccupato, lo sono da diverso tempo e ne ho scritto già varie volte. È difficile stabilire se un’inflazione sia temporanea, come è stato sostenuto da più parti nei mesi scorsi, perché quando si innesca l’inflazione crea aspettative, determina fenomeni che ne incrociano altri e quindi è difficile definirla temporanea. Però non è un problema solo italiano, anzi in Italia è minore sia rispetto alla Germania che agli Stati Uniti. È piuttosto un problema dell’economia mondiale: riuscire a mantenere un tasso di elevato sviluppo, controllando però l’inflazione. Questo è il rompicapo che ci aspetta nel 2022“.

Professor Prodi, lei prima ha accennato al Covid-19. Non posso non soffermarmi con lei sulla corsa del coronavirus che, al momento, non sembra conoscere ostacoli. Quali sono le sue sensazioni?
“Non è il mio mestiere, io mi intendo più di inflazione. Mi limito a dire che certamente sono preoccupato e allo stesso tempo spero che ‘chiodo schiacci chiodo’, ossia che la nuova variante omicron, a quanto sembra meno grave delle precedenti anche se si diffonde molto di più, faccia perdere vigore, come qualcuno dice, alla pandemia. Però, ripeto, le mie sono solo speranze”.

Dire

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