Cronaca

Quel lungo ponte con New York della mafia palermitana

Blitz antimafia dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo: decapitata la famiglia mafiosa di Torretta (Palermo) nell’operazione denominata, a ragione Crystal Tower. Sono 11 i destinatari della misura di custodia cautelare (nei confronti di appartenenti alla famiglia mafiosa di Torretta, che rientra nel mandamento palermitano di Passo di Rigano, in grado di infiltrarsi nel settore degli appalti, nel tessuto politico e di garantire e di essere ponte con la mafia statunitense.Gli arrestati nell’operazione Crystal Tower dei carabinieri del comando provinciale di Palermo sono: Lorenzo Di Maggio, 70 anni; Raffaele Di Maggio, 58; Filippo Gambino, 55; Giovanni Angelo Mannino, 69; Ignazio Antonino Mannino, 64; Francesco Puglisi, 55; Natale Puglisi, 62; Natale Puglisi, 55; Calogero Badalamenti, 50. Ai domiciliari è stato posto Calogero Caruso, di 84 anni. Il provvedimento è stato emesso dal gip su richiesta della Dda di Palermo e le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione di tipo mafioso, detenzione di stupefacenti, favoreggiamento personale e tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini hanno inoltre consentito di documentare «il persistente e saldo legame con esponenti di spicco de «la cosa nostra» statunitense capace – affermano i carabinieri – da un lato, di condizionare, attraverso propri emissari, gli assetti criminali torrettesi e, dall’altro, essere fonte di tensioni in occasione dell’omicidio del mafioso newyorkese Frank Calì detto Franie Boy, esponente apicale della famiglia Gambino di New York.
A settembre dello stesso anno era sbarcato in Sicilia l’emissario di Cosa nostra statunitense accolto con tutti gli onori dalla cosca di Torretta, prelevato all’aeroporto e alloggiato in una lussuosa villa con piscina a Mondello e anche un grammo di cocaina cone segno di benvenuto. L’americano in questo periodo ha partecipato a incontri riservati prima a Torretta e poi a Baucina. Ma l’indagine ha registrato in diretta la fibrillazione e l’immediata attivazione della cosca di Torretta quando, il 13 settembre 2019, a Staten Island (New York), venne ucciso a colpi di pistola Frank Calì, detto Franky boy, ritenuto mafioso di spicco negli Usa.
«Nei giorni successivi – dicono ancora gli investigatori dell’Arma – si registrava la partenza per gli Stati Uniti del figlio di uno degli indagati, che, durante la sua permanenza a New York, si è relazionato anche con soggetti della Cosa nostra locale, tra cui l’emissario giunto a Torretta l’anno precedente. Rientrato in Sicilia il giovane ha riferito il clima di profonda tensione creatosi sulla sponda americana e le proprievalutazioni sulla successione di Frankye Boi. Allo stesso tempo i carabinieri hanno registrato i commenti di prima mano di alcuni degli indagati che conoscevano personalmente Frank Calì e che, in un primo momento, avevano temuto una pericolosa escalation di violenze nella quale rischiavano di rimanere direttamente coinvolti anche altri soggetti a lui vicini, considerati attivi nel contesto mafioso americano.

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