Roma Capitale

Rapimento di Aldo Moro, ci sarà il test del Dna sui terroristi già condannati

Ancora si indaga sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro. In seguito a quanto trasmesso dalla Commissione d’inchiesta gli inquirenti della Procura di Roma hanno chiesto ed ottenuto dal gip l’autorizzazione ad una richiesta di prelievo del Dna per i Brigatisti rossi già condannati, ma anche per alcuni militanti dell’epoca estranei ai fatti. 

Nel provvedimento del giudice, citato dal quotidiano Riformista che ha reso noto l’accertamento: “E’ dunque necessario procedere alla comparazione dei profili del Dna in tal modo acquisiti con quelli delle persone coinvolte nella strage di via Fani allo scopo di consentire l’individuazione di profili appartenenti a persone diverse da quelle di cui ad oggi è nota la partecipazione criminale”.  Molti di coloro che si sono dovuti sottoporre al prelievo lo hanno criticato. Lauro Azzolini, già membro del comitato esecutivo dell’organizzazione – in base ad un documento pubblicato da Insorgenze.net – spiega che “il prelievo coattivo di camponi biologici appaiono uno strumento pretestuoso e fuorviante che vuole gettare ombre su una realtà che è stata già ampiamente chiarita in ripetute circostanze, dentro e fuori i processi, e che appartengono alla storia sociale e politica di questo nostro Paese”.  La verifica del Dna riguarda i mozziconi di sigarette che sono stati repertati all’interno dell’abitacolo del Fiat 128 giardinetta, targata corpo diplomatico, che la mattina del 16 marzo 1978 bloccò allo stop con via Stresa l’auto con lo statista democristiano e quella della scorta. Gli accertamenti disposti dalla commissione parlamentare hanno isolato 8 profili di Dna diversi, uno dei quali compatibile con il proprietario del mezzo.

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