Covid

Report Fondazione Gimbe: “Pandemia in discesa, ma diminuiscono i tamponi eseguiti”

Ancora buone notizie per l’Italia sul fronte Covid. Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, nella settimana 19-25 maggio 2021, rispetto alla precedente, rivela infatti un’ulteriore diminuzione di nuovi casi (30.867 vs 43.795, pari a -29,5%) e di decessi (1.004 vs 1.215, pari a -17,4%). Scendono anche i casi attualmente positivi (268.145 vs 315.308, -47.163 casi, pari a -15%), le persone in isolamento domiciliare (258.265 vs 302.080, -43.815 casi, pari a -14,5%), i ricoveri con sintomi (8.557 vs 11.539, -2.982 casi, pari a-25,8%) e le terapie intensive (1.323 vs 1.689, -366 casi, pari a -21,7%). “Per la decima settimana consecutiva – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – continuano a scendere i nuovi casi settimanali, in parte per la ridotta circolazione del virus, come documenta la riduzione del rapporto postitivi/casi testati, in parte per la crescente diminuzione dell’attività di testing“. Rispetto alla settimana precedente, infatti, si registra un calo del 12,2% di persone testate (-69.010) e del 24,9% rispetto a due settimane fa (-165.241). Su tutto il territorio nazionale si confermano trend in riduzione e in 8 Regioni (Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Molise, Provincia Autonoma di Trento, Sardegna, Umbria e Veneto) l’incidenza settimanale dei casi è inferiore a 50 casi/settimana per 100.000 abitanti.
“Il trend dei pazienti ospedalizzati – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe – continua a scendere in maniera regolare con l’occupazione media nazionale che si attesta al 14% per l’area medica e al 15% per le terapie intensive: tutte le Regioni rimangono sotto le rispettive soglie di allerta del 40% e del 30%”. “Anche gli ingressi in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – continuano a diminuire: la media mobile a 7 giorni questa settimana si è ulteriormente ridotta attestandosi a 57 ingressi/die”. Il presidente Cartabellotta spiega che “se le curve dei ricoverati nei reparti di area medica e terapia intensiva stanno scendendo più velocemente grazie all’effetto delle coperture vaccinali nelle classi di età più avanzate, quella delle persone in isolamento domiciliare, in media più giovani, cala più lentamente”. In dettaglio, se dal picco del 6 aprile i posti letto occupati in area medica sono scesi da 29.337 a 8.557 (-70,8%), e quelli in terapia intensiva da 3.743 a 1.323(-64,7%), le persone in isolamento domiciliare dal picco del 28 marzo sono passate da 540.855 a 258.265 (-52,2%).
Sul fronte vaccini, prosegue ancora Cartabellotta, “negli ultimi venti giorni le consegne si sono attestate su valori inferiori a 3 milioni di dosi/settimana: considerato che mancano 5 settimane al termine del 2° trimestre, per rispettare le forniture previste dal Piano vaccinale entro fine giugno mancano ancora 42,6 milioni di dosi”. Seppure 8,5 milioni di dosi sono attese per i prossimi giorni, come annunciato dal Commissario Straordinario, secondo la Fondazione Gimbe è irrealistico disporre di tutte le dosi previste per tre ragioni: le consegne irregolari da AstraZeneca, le pochissime dosi consegnate da Johnson & Johnson che ha annunciato ulteriori ritardi, la mancata presentazione ad Ema della la domanda di autorizzazione condizionata al commercio da parte di CureVac (oltre 7,3 milioni di dosi).
“Complessivamente oltre 3,7 milioni di over 60 ad elevato rischio di ospedalizzazione e decesso non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino. In dettaglio: 7,6% degli over 80 (n. 336.061), 18,4% della fascia 70-79 (n. 1.099.757), 31,3% di quella 60-69 anni (n. 2.306.916)”. A fronte di una fascia 60-69 in cui il rallentamento della curva delle somministrazioni è iniziato con percentuali di copertura ancora relativamente basse e con oltre 2 milioni di persone attualmente non protette dal vaccino, spicca l’impennata della fascia 50-59 anni. “Più in generale – commenta il presidente della Fondazione Gimbe – alcune Regioni, piuttosto che utilizzare altre strategie per aumentare la copertura vaccinale degli over 60, stanno ampliando in maniera molto diversificata i target anagrafici con l’obiettivo primario di mantenere elevato il numero delle somministrazioni”.
Cartabellotta conclude che “se da un lato il mix tra riaperture graduali, progressione della copertura vaccinale nelle persone a rischio, comportamenti virtuosi della popolazione ed effetto della stagionalità apre la strada a un prudente ottimismo, dall’altro è indispensabile rilevare tre criticità nella gestione della pandemia e della campagna vaccinale: innanzitutto i nuovi criteri per assegnare i colori alle Regioni disincentivano la ripresa del contact tracing proprio quando la riduzione dei casi lo renderebbe fattibile. In secondo luogo, la mancata implementazione di strategie vaccinali a chiamata attiva per aumentare la copertura delle fasce più fragili. Infine, non è nota la strategia per identificare tempestivamente ogni possibile ripresa del contagio”.

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