La società Meta ha rimosso su Facebook una rete composta dai mille ai duemila account collegata a un movimento anti-vaccinazione che ha avuto origine in Italia e in Francia. Veniva messa in atto una vera e propria “azione di squadrismo”: medici, politici e giornalisti venivano, infatti, molestati in massa con migliaia di commenti, affiancati da svastiche. Venivano definiti “sostenitori dei nazisti” per aver promosso i vaccini anti-Covid. Nel nostro Paese un’inchiesta delle Procure di Torino e Genova sul gruppo chiamato “V_V” è sfociata nei giorni scorsi in una serie di perquisizioni. “Le persone dietro questa attività hanno fatto affidamento su una combinazione di account autentici, duplicati e falsi per commentare in massa i post di pagine, realtà editoriali e singoli individui per intimidirli e metterli a tacere”, spiegano Nathaniel Gleicher e David Agranovich, che in Meta sono a capo delle divisioni sicurezza e minacce. “I nostri sistemi automatici e di revisione – aggiunge – hanno preso provvedimenti contro i loro commenti e account, per varie violazioni dei nostri standard della community tra cui discorsi di odio, disinformazione, incitamento alla violenza, bullismo e molestie”. In particolare la rete rimossa in Italia, spiega la società, faceva attività di “brigading”, squadrismo, coordinandosi “per commentare in massa, postare massa per molestare o mettere a tacere altre persone”. La rete “V_V”, sottolineano Gleicher e Agranovich. ha molestato in massa le persone sui social media tra cui Facebook, YouTube, Twitter e VKontakte, ma è Telegram la piattaforma usata maggiormente per coordinare gli attacchi. “In genere – osservano – i commenti sui social includevano link ai loro canali Telegram dove questo gruppo avrebbe addestrato i suoi membri ad aggirare i controlli e a lavorare insieme contro i loro obiettivi utilizzando video, audio e interviste dal vivo, così come coordinandosi per attaccare in massa persone e pagine specifiche.Questi account, poi, si riversavano sempre in massa sui post del loro bersaglio per lasciare decine, in alcuni casi decine di migliaia, di commenti. Nel tentativo di aggirare i controlli sui contenuti, commentavano e non postavano, alterando le parole o utilizzando un linguaggio in codice. E molti degli account gestiti da ogni operatore avevano lo stesso numero identificativo nella loro bio, probabilmente per tener traccia facilmente di chi stava gestendo le attività all’interno della rete.