Roma Capitale

Roma fa il pieno nelle piazze con manifestazioni ambientali e sociali

Un fine settimana animato da piazze ambientali e sociali che chiedono al Governo risposte più ambiziose per l’ambiente e per i diritti delle donne, soprattutto dopo la pandemia. Questo venerdì 24 settembre piazza Vittorio dalle 9.30 sarà una delle circa 80 piazze in tutta Italia in cui i sciopererà per il clima nell’ambito del Global strike promosso dal movimento Fridays for futire lanciato da Greta Thumberg. Dopo tre anni da quando hanno iniziato a scioperare, “i responsabili politici continuano a parlare, parlare, parlare. Facendo credere che si stia facendo qualcosa, quando è l’esatto contrario: il 2021 è previsto essere l’anno con le emissioni più alte di sempre”, denunciano i ragazzi. “Anche dopo che il mondo intero è stato testimone di una pandemia, stiamo ancora lottando per i nostri diritti di base come aria, cibo e acqua sani – denuncia il movimento -. Ma i nostri diritti sono più di questo. Non c’è uguaglianza finché l’intera crisi non viene gestita con l’approccio intersezionale e tutta l’oppressione sociale sistematica viene risolta”. E proprio questa intersezionalità, la linea sottile di resistenza che attraversa e unifica tutte le lotte per il cambiamento, è al centro della convocazione del 25 settembre a piazza del Popolo dalle 14 lanciata dall’Assemblea della Magnolia, assemblea di donne nata nel periodo della pandemia che ha scelto come simbolo la magnolia che fiorisce nel giardino della Casa internazionale delle donne di Roma. “Dalla pandemia abbiamo imparato una lezione: lottare per praticare quella cura che ha al centro la vita degli esseri umani, della natura e di tutti i viventi. Altrimenti, la risposta sarà sempre la stessa: ingiustizia, disuguaglianza, sfruttamento degli esseri umani e della nostra terra e alla fine guerra e distruzione”, spiegano le aderenti nella convocazione. L’Afghanistan, secondo le donne “è il tragico specchio del cinismo di tutti i poteri, dei torbidi inganni del paternalismo della cura che funziona solo con i cerchi concentrici del prima, la famiglia, la nazione, mai la comune umanità. Per questo, quel che accade nel paese è della stessa pasta delle morti nel Mediterraneo, delle torture in Libia, degli accampamenti nei Balcani, teatro di efferate violenze sui corpi delle donne”. Le donne, “che pagano sempre il prezzo più alto di queste scelte – continua l’appello – stanno gridando che bisogna cambiare: partire dai bisogni, dai diritti, dalle idee, dalla fatica significa prendersi cura del mondo invece che sfruttare il mondo, prendersi cura delle persone e della terra in cui viviamo, invece che usarla per affermare profitto e dominio”. Il dito puntato è, anche in questo caso, contro il Governo e le istituzioni nazionali e internazionali: “Non troviamo traccia di diritti nel ‘piano di ripresa’, né un cambiamento di passo sulle privatizzazioni che hanno smantellato la sanità, né nella difesa dei posti di lavoro, e neanche nel sostegno a redditi sempre più impoveriti. Per questo, spiegano, “andiamo in piazza. La pandemia, la crisi climatica, le tragedie delle guerre e delle migrazioni ci chiedono una rivoluzione: la rivoluzione della cura”.

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