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Sanità, nuove risposte a nuovi bisogni: via agli Stati generali della salute in Emilia-Romagna

 

La Regione ha avviato un confronto sulla sanità pubblica con cittadini, professionisti, territorio, comunità scientifica e rappresentanze sindacali per fare il punto all’indomani dell’emergenza Covid. Il primo giro di consultazioni è partito e terminerà entro Natale.
Gli esiti del confronto saranno portati all’Assemblea legislativa regionale e guideranno i passi successivi da compiere per continuare a garantire qualità al servizio sanitario dell’Emilia-Romagna.

Quale sanità per i prossimi anni? Domanda che si pone una Regione, l’Emilia-Romagna, ai vertici per qualità ed efficienza della propria rete di cura e assistenza. Orgogliosa dunque delle proprie eccellenze. Ma allo stesso tempo convinta che un sistema di qualità rimane tale se è capace di essere interprete del proprio tempo, e dunque di trasformarsi e innovare, partendo però dai principi fondanti che ne hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo: universalità e forte prevalenza del pubblico. Nasce da qui l’idea di lanciare gli Stati generali della salute in Emilia-Romagna, tantopiù dopo la dura prova del Covid, che ha rappresentato una frattura di sistema, e oggi a fronte di un’altra emergenza rispetto alla sostenibilità economica: quella energetica. Per affrontare e guidare il cambiamento, riaffermando il diritto alla salute come primario fattore di cittadinanza e per dare nuove risposte ai nuovi bisogni di salute. Il percorso che la Regione ha avviato in questi giorni punta al confronto con chi la sanità la fa e la vive giorno per giorno, i professionisti che vi lavorano: medici, infermieri, operatori socio-sanitari, ricercatori e giovani specializzandi, tecnici e amministrativi, farmacie, medicina convenzionata, le Università e la comunità scientifica, naturalmente i territori e i cittadini. Ancora: insieme ai sindaci, ai rappresentanti del volontariato, a chi quotidianamente sul territorio è impegnato per rendere praticabile il diritto alla salute, fino ai firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima. Mentre, parallelamente, prosegue il confronto con i sindacati del comparto. Un metodo di lavoro, insomma, che è dell’Emilia-Romagna. Per arrivare al termine degli Stati generali con un progetto condiviso su come dovrà essere la nuova sanità. Attraverso gli Stati generali, la Regione si confronta a tutto campo su come innovare il proprio modello organizzativo di sanità, definito nei suoi assi portanti nella seconda parte degli anni ’90, per garantire risposte nuove a nuovi bisogni di assistenza e cura, resi ancor più evidenti dopo la pandemia.

Oggi, infatti, occorre fare i conti con il progressivo invecchiamento della popolazione, che impatta fortemente sulla rete delle strutture: serve una risposta più forte e diffusa. E poi con la domanda, sempre crescente – e dunque con un forte impatto sui tempi di attesa – di visite specialisticheinterventi chirurgici di media-bassa intensità, e la necessità di dotarsi di apparecchiature sempre più all’avanguardia. Decisivo per progettare la sanità di domani è poi il capitolo emergenza-urgenza: area strategica, di fondamentale valore e importanza, che va ulteriormente potenziata e riorganizzata per arrivare a garantire una presa in carico rapida e una risposta efficace, meglio definendo i percorsi dell’emergenza e dell’urgenza. Da affrontare e risolvere anche il grande problema della carenza di medici specialisti, in particolare nel settore della emergenza-urgenza, cui si aggiunge quella di medici di medicina generale e di personale infermieristico. Fermo restando che all’Emilia-Romagna è da tempo riconosciuto un livello ottimale anche nella gestione delle risorse, il tema della sostenibilità economica riveste un valore decisivo. Tantopiù dopo gli shock provocati prima dall’emergenza pandemica e ora da quella energetica. Basti pensare che negli ultimi tre anni è stato speso quasi un miliardo di euro in più del bilancio regionale per sostenere i costi dell’emergenza Covid e del caro-bollette non coperti dallo Stato. Più in generale, la più grande sanità pubblica del Paese – tale è, in termini proporzionali e sotto tutti gli aspetti quella dell’Emilia-Romagna, dal personale alla dotazione di strutture – per prima deve porsi il tema della sostenibilità presente e futura.

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