“Dannazione. Ci sono cadaveri che giacciono lungo la strada. Ci sono solo civili per terra intorno. E’ un disastro”. “Tutto è stato razziato. Tutto l’alcol è stato bevuto, e tutto il denaro è stato preso… Tutti lo stanno facendo”. Sono soltanto due delle migliaia di telefonate scioccanti di soldati russi a famigliari, mogli, fidanzate e amici intercettate lo scorso marzo dalle forze ucraine e pubblicate in esclusiva dal New York Times dopo almeno due mesi di traduzioni, verifiche e revisione, proteggendo l’identità degli interlocutori per evitare loro ripercussioni in patria. Conversazioni sconvolgenti, testimonianze involontarie che confermano gli orrori di Bucha, il risentimento contro Vladimir Putin (definito “uno stupido”), i comandanti brutali e inetti, un esercito mal equipaggiato (anche per cibo e medicine), una propaganda mediatica che nasconde la verità e uno stato che li ha reclutati col falso pretesto di un’esercitazione. Senza nascondere il morale delle truppe a terra e l’ecatombe nelle fila russe.