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Siccità, Ispra: “Nel Po severità alta, danni soprattutto all’agricoltura”

Sul fronte della siccità “nel Po siamo arrivati a una situazione di severità alta. Probabilmente siamo in una condizione in cui le misure messe in campo non sono più sufficienti, bisognerà vedere se è il caso di dichiarare lo stato di emergenza vero e proprio. Perché si avvicina lo scenario più temuto, quello in cui tutti gli usi non possano essere soddisfatti, e bisogna quindi capire quale sarà la migliore situazione per contenere i danni”. Lo dice alla Dire Stefano Mariani, primo tecnologo di Ispra.  “Secondo i dati Istat, in generale in Italia l’uso delle risorse idriche è per il 47% per scopi irrigui, per il 28% civili, per il 18% industriale, per il 4% legato alla produzione di energia e 4% per la zootecnia. La priorità in caso di estrema siccità – continua Mariani – è l’uso civile, ci potranno essere razionamenti della risorsa idrica, ma il danno maggiore può interessare il comparto agricolo“. Secondo uno studio Ispra, in generale in Italia si registra un trend di decrescita che ha portato il 19% in meno di disponibilità idrica nell’ultimo trentennio rispetto al trentennio 1921-1950. La situazione attuale però è causa “di precipitazioni ben al di sotto delle medie, fenomeno che caratterizza alcune aree già dalla fine dello scorso anno”. Ora sarà difficile, secondo Mariani, contenere le conseguenze della siccità se non “impegnandosi nella riduzione dei gas serra per evitare che il fenomeno continui a manifestarsi in futuro” a causa dell’emergenza climatica in atto.

L’OSSERVATORIO: “CENTELLINARE ACQUA PER TUTTI GLI USI”

“Razionalizzare e centellinare l’utilizzo (per tutti gli usi) dell’acqua disponibile”. È l’imperativo emerso dalla riunione di oggi dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi della risorsa nel bacino del Po – ormai ribattezzato delle “crisi idriche” e convocato oggi per l’ottava volta in un mese a dieci giorni dall’incontro precedente – per fare il punto sullo stato di “grave siccità” che attanaglia il bacino del “grande fiume”. Alcune regioni (Piemonte e Emilia-Romagna) hanno già inoltrato la richiesta al Governo Draghi dello stato di emergenza alla luce anche del protocollo sugli impieghi di acqua, che per legge prevede dapprima quelli civili per le forniture del comparto idropotabile, poi quello agricolo, poi via via tutti gli altri. “L’imperativo categorico – sottolinea il segretario dell’Autorità di bacino del Po, Meuccio Berselli – è salvaguardare come raccomandato dalle direttive comunitarie la portata del Grande fiume attuando rapidamente tutte le azioni possibili per rendere quanto più efficace e proficuo l’uso della risorsa disponibile lungo l’alveo, gestendo l’acqua più dinamicamente”. La “siccità estrema con severità idrica alta ci obbligherebbe ad un cosiddetto ‘semaforo rosso’ che bloccherebbe ogni tipo di uso, consentendo solo quello idropotabile, ma grazie ad alcuni provvedimenti mirati utili, per quel che resta in termini di quantità disponibile, assicuriamo la continuità dell’irrigazione, pur se in misura ridotta”, aggiunge Berselli. Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna i nodi critici segnalati sono quelli del Cer (Canale Emiliano Romagnolo) che serve all’agricoltura della Romagna e dell’Emilia orientale e la crisi idrica molto accentuata nell’area dell’Emilia occidentale, specie nelle province di Parma e Piacenza, fino all’Enza e poi in parte del modenese e in tutta la zona ferrarese e bolognese. Per l’Anbi, l’associazione nazionale dei Consorzi di bonifica, “il fabbisogno è al picco massimo e le temperature aggravano il contesto. Misure restrittive sono già in atto con turnazioni di prelievo, ma con i volumi attuali si avranno perdite di produzione”. 

Inoltre “gli impianti di prelievo sono già quasi al fermo delle stazioni di pompaggio, stopparne l’uso potrebbe comportare alla riattivazione ulteriori tempistiche di ritardo”. Utilitalia, che gestisce l’acqua idropotabile, conferma: “I livelli di attenzione sono altissimi per poter intervenire anche in somma urgenza nel peggiore dei casi e con ausilio di autobotti o altre reti disponibili (14 in regione)”. L’Osservatorio tornerà a riunirsi il prossimo 29 giugno.

I CONSORZI DI BONIFICA RAZIONALIZZANO I PRELIEVI

Una riduzione del 20% dei prelievi idrici per uso irriguo in tutto il bacino del Po, rispetto ai valori di venerdì scorso. È la prima misura che l’Autorità di bacino del Grande fiume, parte dell’osservatorio sulle crisi idriche che si è riunito oggi, ha varato questa mattina contro la siccità. La misura ha lo scopo “di sostenere le portate del Po nel tratto di valle per assicurare l’uso idropotabile delle province di Ferrara, Ravenna e Rovigo e per contrastare la risalita del cuneo salino nelle acque superficiali e sotterranee”. Lo stesso provvedimento è in atto in provincia di Modena, dove il consorzio della Bonifica Burana deriva l’acqua attraverso gli impianti Sabbioncello di Quingentole (Mantova) e Pilastresi di Bondeno (Ferrara). Il presidente Francesco Vincenzi, che guida anche l’associazione nazionale dei Consorzi di bonifica (Anbi) evidenzia le portate “ai minimi storici” e fa presente “che il Consorzio si è organizzato per fare il possibile per non compromettere la stagione irrigua”. In particolare, “si procederà ad alternare i giorni di prelievo e distribuzione dell’acqua secondo una turnazione degli invasi idrici, evitando così un ulteriore aggravio del livello idrico del fiume”. Da domani sera fino sino a giovedì mattina verrà pertanto spento l’impianto pluvirriguo del Concordia Sud a San Giacomo Roncole di Mirandola (Modena). Gli altri impianti pluvirrigui continueranno a funzionare in quelle giornate ma verranno spenti nei giorni di sabato e domenica prossimi. Il consorzio raccomanda “l’utilizzo della risorsa idrica nel modo più oculato e ottimale nell’ottica di risparmio”.

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aggiornamento siccità ore 13.52

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