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Silicon Valley Bank (SVB), negli Stati Uniti fallisce, ma ci rimette chi ha investito nell’ hi-tech. E’ il secondo crack nella storia americana

di Giuliano Longo

La Silicon Valley Bank (SVB)non era una banca sistemica negli
Stati Uniti. Apparteneva alla categoria delle cosiddette banche regionali, r a livello di singoli stati (nel caso di SVB, questo la California), e non tutti i americani erano a conoscenza della sua esistenza fino a marzo di quest’anno.

Tuttavia, anche a livello federale, era una banca molto significativa: alla fine del 2022 si collocava al 16° posto per patrimonio negli Stati Uniti. Le attività di SVB ammontavano a $ 209 miliardi (per confronto: escludendo le quattro grandi banche transnazionali registrate negli Stati Uniti, le attività della più grande banca “puramente americana” negli Stati Uniti ammontano a circa $ 600 miliardi).

Pertanto, il fallimento di SVB è stato il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti dopo Washington Mutual con $ 307 miliardi di attività nel settembre 2008 (la famigerata Lehman Brothers non era una banca classica, era una banca di investimento, quindi non viene conteggiata qui).

Fortunatamente per il sistema finanziario statunitense è improbabile che il fallimento di SVB provochi un effetto domino,dal momento che altri istituti finanziari non avevano investimenti significativi associati a questa banca.

Questo contrariamente alla situazione del 2008, quando l’intero sistema bancario statunitense era “intrecciato ”con obblighi reciproci, e il fallimento di una banca poteva causare perdite insostenibili per altre.

Quindi oggi ci si chiede se i problemi che hanno portato alla caduta di SVB sono specifici di questa banca o preannunciano sviluppi simili in altre banche statunitensi sia pure regionali? Queste imprese, anche britanniche ed Israeliane,  tenevano i loro conti bancari con depositi  a tasso zero ottenendo anche  dei prestiti.

Di certo sappiamo che oggi 13 marzo le borse europee crollano.

Secondo la rivista The Economist,nei 5 anni dal 2017 alla fine del 2021, il volume dei depositi in quella banca è più che quadruplicato, passando da 44 miliardi di dollari a 189 miliardi di dollari. E il portafoglio prestiti era cresciuto allo stesso tempo molto meno, da 23 a 66 miliardi di dollari.

Il denaro gratuito doveva essere collocato da qualche parte e SVB lo collocava principalmente in obbligazioni ipotecarie e titoli di stato statunitensi; entro la fine del 2021, i suoi investimenti in tali attività ammontavano a 128 miliardi di dollari.

Sembrerebbe che si trattasse di investimenti molto affidabili, perché si ritiene che il governo degli Stati Uniti e le obbligazioni ipotecarie da questo garantite,  non abbiano alcun rischio di credito.

Ma anche per tali obbligazioni, il rischio del tasso di interesse rimane: quando i tassi di interesse nell’economia salgono, i rendimenti obbligazionari salgono con loro, il che significa che i loro prezzi di mercato scendono.

Tuttavia, un calo del prezzo di mercato delle obbligazioni nel bilancio della banca non è di per sé spaventoso.  Il fatto è che le obbligazioni, che la banca definisce “detenute fino a scadenza”, non hanno bisogno di essere rivalutate alle quotazioni di mercato; tali obbligazioni sono contabilizzate al prezzo di acquisto. Ma se improvvisamente queste obbligazioni devono ancora essere vendute, la perdita su di esse si riflette immediatamente nella contabilità.

Questo è esattamente quello che è successo a SVB costretta a vendere una parte significativa del suo portafoglio obbligazionario, a seguito della quale ha registrato una perdita di 1,8 miliardi con un buco nel suo capitale.

Quindi cosa ha costretto SVB a vendere urgentemente il suo portafoglio obbligazionario in perdita? il fatto che  è una banca legata al business di rischio dell’alta tecnologia.

Per un’attività del genere un aumento dei tassi di interesse è fatale,in misura molto maggiore rispetto alle imprese ordinarie nei settori tradizionali, poiché un’impresa di questo tipo, se realizza un profitto, lo farà solo “in futuro. ” 

Pertanto, nel 2022, il flusso di investimenti nelle startup ad alta tecnologia ha iniziato a prosciugarsie i saldi sui loro conti e depositi in  hanno iniziato a diminuire. Nel 2022, il volume dei depositi in SVB è diminuito da $ 189 miliardi a $ 173 miliardi.

Quest’anno, molto probabilmente, questo processo è proseguito e si è persino intensificato, poiché i titolari di depositi SVB avevano un motivo in più per ritirare i loro soldi dalla banca.  Anche in questo caso gioca un ruolo la specificità di SVB come banca che attrae denaro principalmente dalle aziende, e non dalla popolazione.

Il fatto è che negli Stati Uniti l’importo sui depositi garantiti dallo Stato sia di $ 250.000 per depositante per banca, si adatta bene alla maggioranza della popolazione, ma la situazione di SVB è radicalmente diversa perché il 93% dei fondi sui depositi non erano assicurati.

Il forte aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti, colpisce tutte le banche, ma non si sarebbe potuto concretizzare senza i fattori specifici per la  SVB sopra descritti.

SVB era molto più vulnerabile all’aumento dei tassi di interesserispetto ad altre banche statunitensi regionali, quindi è caduta. E mentre non ci sono seri motivi per ritenere che altre banche regionali seguiranno in massa lo stesso scenario, non dovrebbe esserci rischi per la stabilità finanziaria negli Stati Uniti.

Ma non così per le  startup high-tech perché saranno le principali vittime del fallimento di SVB. Sono stati loro i “risparmiatori eccessivi” che hanno perso i loro soldi.

Un’altra vittima del fallimento di SVB sono le criptovalute, più precisamente le “stablecoin”. Il fatto è che la più “rispettabile” delle stablecoin ancorate al dollaro USA, la USDC,  nella quale giacevano in  SVB  3,3 miliardi di dollari, contro i 40 in circolazione, ha visto la sua quotazione scendere sotto  1 dollaro.

Con le criptovalute con si va lontano perché comunque dipendono dalle banche e dal sistema finanziario globale, meglio evitare rischi.

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