Politica

Smart Working, l’affondo di Conte: “Noi capofila in Europa lo abbiamo dismesso”. Ma è scontro con Brunetta e la Funzione Pubblica

“Condizione preliminare perché si possano prendere in considerazioni ulteriori restrizioni è che si introduca subito il ricorso allo smart working”. Sono le parole dell’ex Presidente del Consiglio e ora leader del M5S che va all’attacco su un punto caro al suo schieramento politico. “E’ inaccettabile che l’Europa faccia massiccio ricorso a questa misura, e proprio noi che siamo stati i capofila l’abbiamo dismessa in questa fase della pandemia”, ha aggiunto l’ex premier. Chiediamo, poi,  che siano consentiti tempi rapidi di vaccinazione in tutte le aree del Paese, stante la diffusa criticità che diffusamente viene registrata nelle prenotazioni delle dosi booster. Appare paradossale ragionare di obbligo vaccinale quando anche coloro che volontariamente si rendono disponibili per la terza dose incontrano difficoltà a farlo in tempi brevi”. Ma alla posizione di Conte arriva immediata la replica del ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta e dello stesso dicastero: “Chi invoca lo smart working generalizzato nella Pa non si accontenta del lavoro agile regolato ma chiede il ritorno alla situazione del lockdown di marzo 2020”. Poi la nota del Dipartimento: “La normativa e le regole attuali già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato. La linea fin qui seguita dal Governo – prosegue la nota – grazie alle vaccinazioni, al Green pass e al Super Green pass, ha reso pienamente compatibile il massimo livello di apertura delle attività economiche, sociali e culturali con il massimo livello di sicurezza sanitaria”. “Le amministrazioni pubbliche sulla base delle linee guida recentemente approvate con il consenso di tutti (sindacati, Governo, amministrazioni centrali e locali), possono decidere la rotazione del personale consentendo il lavoro agile anche fino al 49% sulla base di una programmazione mensile, o più lunga”, evidenzia la nota. “La maggior parte dei dipendenti pubblici (gli addetti della scuola, della sanità e delle forze dell’ordine) sono soggetti all’obbligo di vaccino e, in larghissima maggioranza, sono tenuti alla presenza”

“La normativa e le regole attuali – afferma in una nota ufficiale il Dipartimento della Funzione Pubblica – già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato”. “La linea fin qui seguita dal Governo – prosegue la nota – grazie alle vaccinazioni, al Green pass e al Super Green pass, ha reso pienamente compatibile il massimo livello di apertura delle attività economiche, sociali e culturali con il massimo livello di sicurezza sanitaria”. “Alla luce della grande flessibilità riconosciuta alle singole amministrazioni e dell’esigua minoranza di dipendenti pubblici che potrebbe realmente lavorare da casa – conclude la nota – risulta, dunque, incomprensibile l’invocazione dello smart working per tutto il pubblico impiego. Un ‘tutti a casa’ come sperimentato, in assenza dei vaccini, durante la prima fase della pandemia nel 2020, legato al lockdown generalizzato e alla chiusura di tutte le attività economiche e di tutti i servizi, tranne quelli essenziali. Non è questa la situazione attuale”

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