Esteri

Sono gravissime le condizioni di Salman Rushdie dopo l’aggressione e il ferimento negli Stati Uniti

 

Sono molto gravi le condizioni di Salman Rushdie accoltellato nel corso di un festival letterario nello Stato di New York al quale stava partecipando per presentare alcune sue opere. L’ultimo bollettino madico fa sapere che l’intellettuale di origini indiane, naturalizzato britannico, rischia di perdere un occhio. Dopo il trasporto in elicottero in ospedale, è stato sottoposto a un lungo intervento chirurgico e ora è attaccato a un respiratore, con gravi danni al braccio e al fegato. Per l’aggressione è stato arrestato un 24enne del New Jersey, Hadi Matar, ma non è ancora chiaro il motivo di un attacco così violento. Rushdie, autore dei “Versi satanici”, è da oltre 30 anni sotto la minaccia di morte dall’Iran e dall’estremismo islamico: è nel mirino dei fondamentalisti e dell’ayatollah Khomeini che, l’anno dopo la pubblicazione del famoso libro considerato da una parte dell’islam “blasfemo”, offrì una taglia di 3 milioni di dollari come ricompensa per la sua morte. Sulla gravità delle lesioni riportate c’è la conferma del suo agente, Andrew Wylie: “Le notizie non sono buone. Salman è attaccato a un respiratore, in questo momento non è in grado di parlare”. Wylie, ha poi aggiunto che la situazione per lo scrittore accoltellato al collo e all’addome è più grave di quanto non sembrasse. “Probabilmente perderà un occhio, i nervi del suo braccio sono stati recisi e il suo fegato è stato ferito e danneggiato”, ha spiegato al New York Times. L’attacco è avvenuto alle 10.45 ora locale (le 16.45 in Italia), poco dopo che Rushdie era salito sul palco del Chautauqua Institution, a un centinaio di chilometri da Buffalo, per tenere una conferenza. Hadi Matar, che secondo il racconto dei testimoni indossava una mascherina nera, si è alzato dalla platea, è saltato sul palco e si è avventato sullo scrittore colpendolo “al collo e almeno una volta all’addome”, secondo la ricostruzione della polizia. Colpito anche il moderatore della conferenza, Ralph Henry Reese, che è stato dimesso dall’ospedale qualche ora dopo. “Tutto si è svolto in una manciata di secondi”, ha detto un testimone che era seduto tra il pubblico. “Era coperto di sangue, colava sul pavimento”, ha raccontato. “Ho visto del sangue intorno ai suoi occhi e colargli giù per la guancia”. Alcune immagini dell’aggressione sono subito circolate sui social. Alle indagini sta collaborando anche l’Fbi. In queste ore sera una folla di curiosi e vicini si è ammassata davanti alla casa dell’assalitore a Fairview, in New Jersey, ma è stata allontanata dalla polizia che ha chiuso la strada. Salman Rushdie è destinatario di minacce dagli anni Ottanta per l’opera “I versetti satanici”, ritenuta da alcuni blasfema, ma è sempre riuscito, grazie alla protezione personale che gli è stata assicurata, a non avere problemi. Nato a Bombay nel 1947 da una famiglia musulmana originaria del Kashmir, poi si è trasferito a Londra a 14 anni e ha completato gli studi in Storia al King’s College di Cambridge, ottenendo la cittadinanza britannica nel 1964. Il suo romanzo d’esordio “Grimus” risale al 1975, ma il suo talento da scrittore emerge con “I figli della mezzanotte” (1981), il cui titolo si riferisce ai bambini nati nella notte in cui l’India ottenne l’indipendenza, il 15 agosto 1947, e con il quale si aggiudica il Booker Prize. Seguono “Vergogna” (1983), che narra la repressione nel Pakistan dilaniato da feroci rivalità politiche, e “Il sorriso del giaguaro. Viaggio in Nicaragua”. Il romanzo che lo porta al centro dell’attenzione mondiale è del 1988: “I versetti satanici”. Si tratta di una rivisitazione satirica dell’islamismo nella quale vengono ritratti un personaggio ispirato al profeta Maometto e la sua trascrizione del Corano in un modo che, dopo la pubblicazione, ha subito attirato critiche da parte dei leader della comunità musulmana in Uk. A 9 giorni dall’uscita, il libro viene bandito in India. Seguono le prime minacce di morte e il rogo del volume a Bolton, in una manifestazione a cui partecipano 7mila musulmani. Il titolo si riferisce alla leggenda del profeta islamico secondo cui alcuni versetti sarebbero stati pronunciati da lui come parte del Corano e poi ritirati perché il diavolo glieli aveva suggeriti per ingannarlo, facendogli credere che provenissero da Dio. Il 14 febbraio 1989 l’Ayatollah Khomeyni – guida suprema dell’Iran e autorità per i musulmani sciiti – emette una fatwa chiedendo la morte di Rushdie e degli editori: “Invito tutti i valorosi musulmani nel mondo a ucciderli senza indugio, in modo che nessuno oserà più insultare le sacre credenze dei musulmani”.

Related posts

Israele-Gaza: il doppio gioco di Putin

Redazione Ore 12

Assalto a Capitol Hill, Steve Bannon non potrà lasciare gli Usa

Redazione Ore 12

Allarme della Fao: “Livello shock per i prezzi alimentari mondiali”

Redazione Ore 12