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Stati Uniti, a maggio tutti vaccinati. Ecco la grande promessa di Biden

Il Presidente Joe Biden lo ha confermato, le vaccinazioni anti Covid-19 per tutti gli oltre 300 milioni di abitanti negli Stati Uniti saranno completate entro la fine del prossimo maggio“I vaccini – ha detto telefonicamente dagli Usa a noi di AGC-GreenCom uno dei responsabili governativi per questi farmaci – vengono consegnati in lotti di 25 milioni di unità la settimana ai diversi Stati della Repubblica federale per la distribuzione e la somministrazione presso strutture militari anche mobili, praticamente senza soluzione di continuità, vale a dire molto spesso a ritmi ininterrotti nelle 24 ore”.

“Da giugno – ci ha confermato l’interlocutore – da qui negli Stati Uniti metteremo a disposizione  del mondo i vaccini per quanti avranno necessità dei nostri preparati, disponendo di enormi scorte sempre maggiori, avendo appunto esaurito la nostra prima campagna vaccinale. Sono infatti già in fase di produzione soluzioni avanzate per contrastare le varianti che via via è prevedibile che si presenteranno. Qui da noi, a differenza dell’Europa, al momento la più diffusa e pericolosa è la variante cosiddetta sud africana. Ma ne aspettiamo altre. Sarebbe il caso che tutti entrassero nell’idea della necessità di una vaccinazione annuale anti Covid-19, come per la normale influenza”.

L’addetto all’approvvigionamento e distribuzione dei vaccini negli Stati Uniti da noi interpellato è uno studioso di origine italiana, nome di fantasia Mark Red per assicurare il desiderato riserbo, ed è stato chiamato a far parte della speciale equipe anti-Covid istituita dall’amministrazione Trump e confermato nell’incarico dal neo eletto Joe Biden. Mark Red, forte di consolidata esperienza in prestigiose industrie farmaceutiche internazionali, ci ha confermato come gli Stati Uniti abbiano affrontato con determinatezza la pandemia sin dal marzo dello scorso anno, sottoscrivendo contratti di approvvigionamento con tutte le industrie già impegnate nella ricerca e nella preparazione sperimentale del vaccino, al tacito motto “Gli Usa sempre primi nel Mondo”.

La diffidenza e le stranezze d’atteggiamento del Presidente nei primi mesi di contagio, compresa le negazione della stessa pandemia spesso derubricata al rango di semplice influenza – ci ha confermato pur con comprensibile imbarazzo Red a precisa domanda – era voluta dallo stesso Trump allo scopo di smorzare il crescente allarmismo proprio per l’incertezza di quei mesi circa i tempi reali dell’effettiva disponibilità di un vaccino.

E’ stata in ogni caso subito prenotata una straordinaria quantità di dosi da tutti i potenziali realizzatori del vaccino. Prenotazioni verso quanti, poi strada facendo, che per incapacità o altri motivi si son visti costretti ad abbandonare la ricerca. Rivolgendosi altresì immediatamente anche a chi inaspettatamente faceva sapere di essersi impegnato nella corsa alla soluzione.

Negli Stati Uniti sono utilizzate massicce quantità di produzione Pfizer-BioNTech, Moderna e Astra Zeneca, mentre già approvato da Food and Drug Administration, sarà presto disponibile Johnson & Johnson. Quest’ultimo giudicato eccezionale anche per via dell’utilizzo in unica dose senza necessità della seconda iniezione di richiamo. Mentre Pfizer-BioNTech ha in studio avanzato una terza dose di richiamo per far fronte con efficacia alle varianti più contagiose che stanno nascendo. “E che continueranno a comparire”.

Per quanto riguarda l’Italia, come è noto partita con imperdonabile disorganizzazione interna  senz’altro maggiore del resto dell’Europa, lo stabilimento Bristol -Myers Squibb di Anagni, a sud di Roma nella provincia di Frosinone, acquistato dall’americana Catalent Inc. con sede a Somerset, New Jersey, in qualità di terzista è incaricato dall’agosto scorso dell’infialamento delle dosi di vaccino Astra Zeneca.

In ogni caso, per la riconversione di uno stabilimento farmaceutico alla produzione su licenza di preparati anti Coronavirus, come ha recentemente confermato nei giorni scorsi Lucia Aleotti, titolare della Menarini farmaceutica di Firenze, occorrono almeno 8 mesi di lavori, oltre a un impegno economico non certo trascurabile.

Menarini è invece impegnata nello sviluppo di farmaci monoclonali per la cura del virus ai primi sintomi dell’infezione. Un preparato, in dirittura d’arrivo e presto disponibile sul mercato. Decisamente diverso e di più semplice somministrazione rispetto a quello utilizzato per la cura di Donald Trump. Tale da non rendere spesso necessario ricovero ospedaliero.

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