Politica

Torna in scena Umberto Bossi. Il senatùr riappare dopo mesi a Palazzo Madama

Umberto Bossi è tornato. A pochi mesi dagli 80 anni, il Senatùr è andato a Palazzo Madama per appoggiare, pubblicamente, la scelta della Lega di sostenere Mario Draghi. Mancava dal febbraio 2019, quando accusò un malore: da allora ha superato altri problemi di salute, da ultimo un dolorosissimo fuoco di Sant’Antonio, fino alla “rinascita”. Non solo è tornato in Senato, come racconta Libero, ma ha anche rispolverato una sua vecchia passione: scrivere poesie.  Per ora la sua presenza a Roma è un caso isolato ed è voluto essere un  segno di attenzione nei confronti del nuovo presidente del Consiglio, ma il suo entourage rassicura che non appena si sentirà più in forze, le sue visite in Senato si faranno più assidue.   Bossi trascorre le sue giornate principalmente nella villa di Gemonio, fra visite di amici e qualche rara uscita. Chi lo frequenta, scrive il Corriere della seraracconta che ha ripreso a coltivare una vecchia passione, quella per le poesie in dialetto lombardo. Versi dedicati alla cultura popolare, alla sua gente e al territorio che sono sempre stati il suo riferimento anche in politica. Una delle poesie a cui è più legato (“Na mameta”, una nonnetta) fu utilizzata nel 2020 come biglietto di auguri di Buon anno. 

Eccone alcuni versi: Na mameta l’è drè a fa un majon Par ul naudin, ca la ved Do voelt a l’an. E sa strasisan cun la lana Anca i regord di sò fiœu Da la sò vita e dul sò om Suteràa in d’un paeš Par le inscì luntan. L’è chì ai vegioni da tri an. Un dì ca l’è riusìi a scapà fœura Dul cancel, L’ha traversàa u stradun E l’ha podüü vardà giò in Da la val. In fund, dopu ul lach, Gh’è ul sò paeš, I sò gent E i sò straa da la memoria, I sò radis E ul sentiment

Traduzione:  Una nonnetta sta facendo un maglione Per il nipotino, che vede Due volte all’anno. E si consumano con la lana Anche i ricordi dei suoi figli, Della sua vita e del marito Sepolto in un paese Per lei tanto lontano. E’ qui all’ospizio da tre anni. Un giorno che è riuscita a scappare Fuori dal cancello, Ha attraversato lo stradone E ha potuto guardare giù Nella valle. In fondo, dopo il lago, c’è il suo paese, La sua gente E le sue strade della memoria Le sue radici. E l’integrità mentale.  

Eccone un’ altra intitolata “Dü fioeu” (Due ragazzi).  Aj varan nagott Sti dü fioeu. Von di nostar E un teron. Butej den na boza Cui tulitt di tumatis voeuj E i cart dul büter. Cinquant’ann in düü Hinn nia poch. I pobi ogni vot an I padron ja sbatan giò. Traduzione: Non valgono niente Questi due ragazzi. Uno dei nostri E un terrone. Buttateli in una buca Con i barattoli dei pomodori vuoti E le carte del burro. Cinquant’anni in due. Non sono pochi. I pioppi ogni otto anni I padroni li sbattono giù.  

Sono entrambe poesie di qualche anno fa, ma non è escluso che a breve il Senatùr potrebbe stupirci con qualche verso nuovo, come “prova” della sua rinascita.

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