Economia e Lavoro

Usa, si riaffaccia dopo un decennio il timore dell’inflazione

Negli Stati Uniti il dibattito pubblico ha fatto emergere, per la prima volta in un decennio, qualche timore per una possibile ripresa dell’inflazione. Il detonatore è stato il nuovo pacchetto di sostegno dell’economia proposto dall’amministrazione Biden, pari a 1,9 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari, che in pratica raddoppia i sostegni appena erogati l’anno scorso. A segnalare il pericolo è l’economista Stefano Micossi, direttore generale di Assonime, in un commento su Inpiù. 

Secondo Micossi “il problema è che tale incremento di domanda supera largamente l’output gap stimato dell’economia americana, che non arriverebbe alla metà del pacchetto di sostegno. Anche se le stime dell’output gap sono in genere poco affidabili, un simile divario giustifica i timori di una ripresa dell’inflazione, come hanno ad esempio argomentato Olivier Blanchard e Lawrence Summers. Si aggiunge il fatto che anni di bassa domanda e bassi investimenti possono aver determinato strozzature di offerta, e che tali effetti possono essere aggravati dalle difficoltà nelle reti di trasporto internazionali. Allo stesso tempo, il ritorno dell’ottimismo con lo sviluppo delle campagne vaccinali può ben condurre a un rimbalzo importante delle decisioni di spesa delle famiglie e degli investimenti delle imprese”. 

“Un altro aspetto che può alimentare le attese di inflazione – puntualizza l’economista – è il ciclo fortissimo di ripresa delle quotazioni delle materie prime, che sta manifestandosi su tutti i principali mercati (petrolio, semi, metalli, eccetera). L’eccesso di liquidità derivante da anni di politiche monetarie espansive non sembra estraneo a questi fenomeni, mentre il dollaro debole fa come nel passato da moltiplicatore internazionale dell’eccesso di liquidità. I prezzi da record delle azioni sui principali mercati e i tassi d’interesse super bassi alimentano fenomeni sempre più diffusi di ricerca dei rendimenti che di solito precedono le fiammate inflazionistiche. Insomma – conclude Micossi – il grande drago dell’inflazione non è ancora ripartito, ma sembra che stia risvegliandosi – per ora in Europa meno che altrove, ma questi sono fenomeni che si diffondono rapidamente. Non ho bisogno di segnalare quale sarebbe l’effetto di un rialzo dei tassi d’interesse su economie ancora profondamente depresse e, soprattutto nei paesi molto indebitati”.

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