Economia e Lavoro

Veronese (Uil): “Persiste la sofferenza del sistema produttivo ed occupazionale”

“Dall’inizio dell’emergenza sanitaria e fino a febbraio 2022, le ore di cassa integrazione con causale covid-19 sono state oltre 6,6 miliardi, con un rallentamento molto forte negli ultimi mesi per effetto dei provvedimenti governativi di riduzione della stessa a fronte dell’entrata in vigore della nuova riforma sugli ammortizzatori sociali”.  E’ quanto dichiara in una nota Ivana Veronese della Uil.

Un passaggio che, a nostro dire, doveva essere accompagnato da un periodo di transizione sia per un’emergenza occupazionale ancora in atto, specie in quei settori maggiormente colpiti dalla pandemia, sia per una entrata a regime del nuovo sistema senza impatti negativi.

“La lettura dei dati Inps, ci informa che nel primo bimestre di quest’anno sono state autorizzate 148 milioni di ore di cassa integrazione, di cui il 48,5% con causale Covid e in discesa del 79,3% rispetto al medesimo bimestre dello scorso anno.

Viceversa, abbiamo una risalita tendenziale del 77% delle ore di cassa integrazione “pure”, al netto quindi della causale covid, che passano dai 43,2 milioni di ore del primo bimestre 2021 alle 76,4 milioni del 2022.

Un dato, quest’ultimo, che deve far riflettere sulla persistente sofferenza del sistema produttivo e occupazionale, testimoniata anche dalla crescita del 21,1% delle domande di disoccupazione nel primo mese di quest’anno rispetto allo stesso mese del 2021, oltreché da un aumento delle cessazioni dei rapporti di lavoro, segnalato dall’Osservatorio sul precariato Inps.

Un mercato del lavoro che non brilla neanche sul versante delle assunzioni”-  conclude nella nota la dirigente sindacale della Uil – “Probabilmente, qualcosina si sta muovendo poiché nel 2021 sono stati attivati 1,4 milioni di rapporti di lavoro in più rispetto al 2020, ma a quale prezzo in termini di qualità dei posti di lavoro creati? Solo il 10% di tale incremento è dovuto a contratti a tempo indeterminato. Una percentuale che continua ad essere troppo bassa rispetto ad una precarietà troppo alta. Non c’è dubbio che si debba aprire una profonda riflessione sul contrasto alla precarietà lavorativa”.

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