Roma Capitale

Via Crucis dedicata alle vittime della prostituzione nelle strade dell’Alessandrino, Quarticciolo,Palmiro Togliatti e Centocelle

“Donna, perché piangi?”. Ha per tema questo interrogativo la Via Crucis per la liberazione delle vittime di tratta e prostituzione organizzata dalla diocesi di Roma in collaborazione con l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII per venerdì 18 marzo, che sarà guidata dal cardinale vicario Angelo De Donatis.
La partenza, si legge in una nota del Vicariato, è prevista alle ore 20 dalla parrocchia di San Cirillo Alessandrino; da lì si snoderà un percorso tra la quindicesima e la sedicesima prefettura della diocesi, tra viale Palmiro Togliatti e il Quarticciolo, per arrivare infine a San Bernardo da Chiaravalle, a Centocelle, dove ci si fermerà in preghiera. La parrocchia sorge in una zona dove si incontrano molte ragazze vittime di tratta, e dove operano anche le unità di strada; per questo è stata scelta per ospitare l’opera dell’artista canadese Timothy Schmalz dedicata a santa Giuseppina Bakhita, portata in piazza San Pietro per l’Angelus dello scorso 6 febbraio, in occasione della Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta. Ma tutte le parrocchie delle due prefetture sono coinvolte in egual modo nell’organizzazione della Via Crucis: l’animazione è affidata al coro dei Piccoli Cantori di Torre Spaccata, di Santa Maria Regina Mundi; le altre comunità parrocchiali hanno curato le singole stazioni.
“Questa Via Crucis – spiega il vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano per la Carità e per i Migranti – nasce dal desiderio di metterci tutti insieme in preghiera davanti a questo dramma che si consuma ogni giorno sotto i nostri occhi, ma del quale di rado ci rendiamo conto, quasi non ci facciamo più caso. E invece vogliamo dire a coloro che ne sono vittime, e sono soprattutto donne, che le vediamo, vogliamo star loro vicino e aiutarle”. La Via Crucis sarà anche l’occasione per lanciare il percorso di formazione per operatori e volontari in partenza il 6 aprile. Promosso dal Coordinamento diocesano anti tratta – Ali di Speranza, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione Slaves No More, Caritas diocesana, Casa del Magnificat, Comunità di Sant’Egidio, Congregazione delle Suore adoratrici ancelle del SS. Sacramento e della Carità, Fondazione Arché, Gruppo Raab, Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù- Oasi Madre Clelia, Usmi, oltre alle unità di strada che svolgono il loro servizio in diversi luoghi della città -, il corso è pensato per “fornire strumenti di carattere pratico per comprendere il fenomeno della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, in generale e con focus sugli sviluppi più recenti, e per operare con coscienza sul territorio”. Aperto a tutti, il percorso formativo si propone di raggiunge in particolare le comunità parrocchiali, ma anche coinvolgere gli operatori che lavorano nelle istituzioni territoriali.
Da anni impegnata su questo fronte è l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII; venerdì sera sarà presente alla Via Crucis la vice presidente Monica Zanni. “Nonostante il Covid la Comunità di don Benzi ha continuato ad accogliere vittime di tratta a scopo sessuale, lavorativo o accattonaggio – ricorda il presidente Giovanni Paolo Ramonda -. Nel 2021 sono state assistite 100 persone, principalmente donne di età compresa tra i 24 e i 27 anni. Ma altrettante sono quelle ancora accolte perché con patologia psichiatrica o con disabilità e anche di recente le madri ex vittime di tratta “dublinanti” e rimpatriate a forza dagli stati del nord Europa. Oltre all’impegno delle 22 unità di strada, si è aggiunto l’avvio di 5 nuovi team per la prostituzione indoor, a Modena, Savona, Rimini, Roma, Bari. Per tutte queste donne violate, e per le organizzazioni che in Italia e in tutta Europa si spendono al loro fianco, vogliamo pregare uniti alla Chiesa di Roma. Ma non possiamo dimenticare che l’assistenza alle vittime di tratta non è sufficiente ad arginare il fenomeno. Oltre agli sfruttatori, ai reclutatori, alla rete degli intermediari durante e dopo il viaggio verso l’Italia, agli affittuari di appartamenti e ai proprietari di centri massaggio, la catena che imprigiona la vittima è tenuta stretta dal cliente, anello di congiunzione che va scoraggiato con interventi mirati e decisi”.

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