Primo piano

“Attenti a tendenze antiscientifiche e pratiche stregonesche”

 

La Lectio Magistralis del Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi all’inaugurazione del 719esimo Anno Accademico dell’Università La Sapienza

 

Una lunga e intensa lectio magistralis sul ruolo della scienza che se diventa troppo “autorefenziale e arrogante”, fino ad arrivare al paradosso dei “cattivi maestri” in pandemia, crea sfiducia tra i cittadini e pone le basi per credenze “anti-scientifiche” o al limite della “stregoneria”. A tenerla, alla presenza delle più alte cariche accademiche e del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, che ha svolto la sua lezione, dal titolo ‘Il senso della Scienza‘, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2021/22 dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma. Si tratta del 719esimo anno dalla fondazione dell’Ateneo più grande d’Europa. Parisi ha preso la parola e ha lanciato il suo monito davanti a una vasta platea di docenti e studenti. “Ci sono forti tendenze anti-scientifiche nella società attuale – ha spiegato – il prestigio della scienza e la fiducia in essa stanno diminuendo. Insieme a un vorace consumismo tecnologico, si diffondono largamente le pratiche astrologiche, omeopatiche e anti-scientifiche, come i No vax, e a meno di colpi di scena sarà riconosciuta da una legge dello Stato italiano una pratica, francamente stregonesca, come l‘agricoltura biodinamica“.

Un’ipotesi, quest’ultima, sulla quale è stato lo stesso Mattarella a intervenire per tranquillizzare Parisi: “Vorrei rassicurarla, Professore, sull’agricoltura biodinamica di cui ha parlato. È una questione che sta nel Parlamento e io notoriamente non posso pronunciarmi.
Ma posso ben dire, perché diventasse legge, che vi sono alcuni altri passaggi, anche parlamentari anzitutto, che rendono lontana questa ipotesi”.

Il premio Nobel sottolinea che “non è facile capire a fondo l’origine di questo fenomeno. È possibile che questa mancanza di fiducia nella scienza, che arriva fino al nostro Parlamento, sia dovuta anche ad una certa arroganza degli scienziati che presentano la scienza come sapienza assoluta, rispetto ad altri saperi opinabili, anche quando in realtà non lo è sempre. Proprio il rifiuto ad accettare i propri limiti può indebolire a volte il prestigio degli scienziati che a volte sbandierano una arroganza e una eccessiva sicurezza che non è autentica. A volte i cattivi divulgatori presentano i risultati della scienza quasi come una superiore stregoneria comprensibile solo agli iniziati. In questo modo, chi non è scienziato, di fronte a una scienza percepita come magia inaccessibile puo’ essere spinto a mettere sullo stesso piano e a preferirle altre speranze irrazionali”.

Ma forse, osserva Parisi, “le difficoltà attuali hanno origine più profonde: siamo dentro a un periodo di profonda sfiducia nei poteri costituiti di qualunque genere. E quindi anche della comunità scientifica, sospettata di collusione con potenti interessi economici e di pessimismo sul futuro. Una volta si pensava che il futuro sarebbe stato necessariamente migliore del presente, ora si è intaccata la fede nelle magnifiche sorti progressive della umana gente. Molti temono che le future generazioni saranno peggio di quelle attuali, e la scienza adesso riceve il biasimo del declino”. La scienza, continua Giorgio Parisi, “è a volte sentita come una cattiva maestra che ci ha portato nella direzione sbagliata. Come se non bastasse, è ben possibile che i nostri governanti continuino a far sì che la ricerca debba aver un posto sempre più secondario e che il Paese debba scivolare sempre più verso la marginalità culturale? Se consideriamo anche il lento decadere della scuola pubblica e dell’università, il disinvestimento dell’impegno finanziario del governo italiano nei beni culturali, ci rendiamo conto che malgrado l’eccellenza negli ultimi venti anni tutte le attività culturali italiane sono state in lento declino“.

Ma secondo il professore “questa Finanziaria sembra essere un punto di svolta ed è auspicabile che non sia un fenomeno isolato, ma che questo cambiamento persista nel tempo, dopo non so quanti anni di ‘vacche magre’, certamente molti più di sette, certamente abbiamo la necessità di avere almeno sette anni di ‘vacche grasse’”. Parisi, con riferimento all’attuale pandemia da Covid, ribadisce che “in questo quadro di emergenza la scienza e la cultura dovrebbero essere difese innanzitutto per il loro valore conoscitivo“.

Nella sua lectio magistralis alla Sapienza, Parisi aggiunge che durante l’emergenza Covid, “molte persone sono rimaste sconcertate dal vedere scienziati illustri accapigliarsi con la stessa veemenza che potrebbero avere esponenti politici di partiti diversi”. E sottolinea: “Non deve sorprendere che di fronte a un virus nuovo e a una situazione in cui i dati arrivavano in maniera intermittente e incompleti, gli esperti del settore si siano trovati talvolta in disaccordo, specialmente sui comportamenti da adottare. In un tempo in cui la scienza televisiva veniva accusata di non essere unanime, con grande scandalo pubblico, il nostro ruolo diventa sempre più importante sia per arrivare più velocemente possibile ad un consenso nell’ambito della comunità scientifica, sia per diffondere al pubblico le sicurezza che il progresso richiede a precise condizioni e insieme i risultati, anche parziali, su cui si è raggiunto il consenso”.  “Particolarmente importante – avverte il Premio Nobel – è comunicare che su fenomeni nuovi non si possono aspettare risposte immediate e perfette. Ma ciò non toglie la validità o l’utilità di un procedimento scientifico. Abbiamo il dovere di fare capire cose che per noi sono ovvie e quali sono le trappole del giudizio in cui un profano può facilmente incorrere come” sulla lettura “dei dati statistici. Abbiamo il dovere di promuovere una cultura basata sull’esame razionale dei fatti e impedire che si diffonda una pseudo-scienza che possa indurre in scelte sbagliate“.  Parisi conclude: “Non basta perciò risolvere i problemi ciascuno nel proprio campo ma riuscire a spiegare i risultati e la metodologia seguita per poter essere convincenti in maniera duratura. Bisogna fare molto di più e se non lo faremo non potremo sfuggire alle nostre responsabilità”. La scienza, osserva Parisi con un monito contro “la scienza fine a stessa”, “ha bisogno di essere finanziata dalla società, società alla cui non importa un ‘fico secco’ se gli scienziati si divertono”.

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