In una crisi radicale, bisogna parlare radicalmente. È proibita l’accidia. Per fortuna c’è un conflitto o finiremmo come la Russia, nella migliore delle ipotesi, o come la Cina”. Così il filosofo Massimo Cacciari, presente a Modena per il FestivalFilosofia, ai giornalisti, ha risposto sulle sue posizioni critiche rispetto al Green Pass e a un certo silenzio del mondo accademico in merito all’emergenza sanitaria e a cosa ha generato nelle istituzioni e nella vita pubblica.
All’agenzia Dire, che ha chiesto al filosofo anche di commentare una certa attitudine di accettazione passiva del popolo italiano rispetto a questi temi, Cacciari ha risposto: “Non mi stupisco, da trent’anni siamo in emergenza. Guerra del Golfo, 11 settembre, terrorismo, guerra in Iraq e Afghanistan, la crisi economica, è una continua emergenza fatta di controllo, sorveglianza, punizione e alla fine un popolo non ne può più e chiede all’autorità interventi”.
“L’intellettuale ha una funzione critica – ha ribadito il filosofo – Questa è la sua funzione in Europa dai tempi di Talete, è parte integrante della cultura europea o saremmo a Tolomeo. Può un intellettuale fare certi discorsi sulla scienza? La scienza consiste nel superare i dogmatismi, dopo due secoli di epistemiologia scientifica siamo a questi livelli?”, ha incalzato il filosofo, “ma quale verità della scienza?“, ha aggiunto.
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