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C’è il treno di Dante che coniuga turismo ed arte e ricorda i 700 anni dalla morte del sommo poeta

(Red) Un indimenticabile viaggio su rotaia tra le “Terre di Dante” per celebrare la ricorrenza dei 700 anni dalla morte del “Sommo Poeta”. Con il “Treno di Dante da Firenze a Ravenna, ogni sabato e domenica (dal 3 luglio) fino al prossimo 10 ottobre (ad eccezione del 7 e 8 agosto), percorrendo la storica ferrovia Faentina che dalla fine del 1800 congiunge appunto il capoluogo toscano con la città della Romagna dove nella notta tra il 13 e il 14 settembre 1321 si spense e fu sepolto il fiorentino Durante Alagheriis (o secondo fonti gentilizie “de Alagheriis”), universalmente considerato il padre della lingua italiana. La trasformazione del nome in Dante Alighieri si affermò e consolidò solo dopo l’avvento di Giovanni Boccaccio, intorno alla metà del 1375.
Il Treno di Dante è una delle iniziative che fanno parte delle celebrazioni che lo commemorano, nell’ambito di un progetto finanziato interamente da Regione Emilia-Romagna, con la partecipazione della Fondazione Ferrovie dello Stato e di Trenitalia. Si tratta di un percorso sull’antica ferrovia Faentina per poi entrare in Romagna, con arrivo a Ravenna. Il convoglio storico, formato da un locomotore diesel con al traino tre vetture “Centoporte”, percorre i luoghi della vita di Dante, soprattutto quelli dell’esilio, che più ne influenzarono l’esistenza e l’opera. Del Treno di Dante ne scrive ancora una volta oggi domenica 11 luglio 2021 la Testata giornalistica online FSNews, riprendendo parte di un più ampio servizio pubblicato nel numero di luglio dell’altra Testata (tradizionale) del Gruppo Ferrovie dello Stato, il mensile “La Freccia”.
La presenza del Poeta si percepisce a ogni sosta: si parte da Firenze, città dove, appunto nato il 12 maggio 1265 , e dove visse fino all’esilio del 1301, per poi dirigersi verso la prima delle quattro fermate intermedie, Borgo San Lorenzo. Luogo diventato infatti terreno di scontro già subito dopo il convegno dell’8 giugno 1302 di San Godenzo, a cui prese parte ancheDante. Nel 1303, la cittadina del Mugello fu teatro infatti di ripetuti conflitti. Tra i protagonisti lo stesso Alighieri, nel tentativo di rientrare nella sua cittàcittà.
L’assalto non andò a buon fine e Dante fu costretto a riparare a Marradi, seconda tappa dell’itinerario. Secondo una leggenda popolare, qui subì anche il furto del proprio cavallo e, riferendosi agli abitanti del posto, avrebbe esclamato: “Gentiluomini sì, ma-radi!”, dando così il nome al paese in provincia di Firenze.
Il treno prosegue il proprio itinerario slow giungendo a Brisighella, nella valle del Lamone, alle pendici dell’Appennino tosco-romagnolo. Qui Dante fu ospite del marchese Maghinardo Pagani da Susinana, personaggio di spiccata ambiguità politica che trovò posto nel Canto XXVII dell’Inferno.
Penultima destinazione è Faenza, città nota a Dante che nel De vulgari eloquentia analizzò le differenze tra il volgare faentino e quello ravennate, dimostrando una notevole conoscenza del luogo.
La tappa conclusiva rende omaggio alla città che accolse “Alagheriis (o de..)”, non ancora conosciuto come Alighieri, negli ultimi anni della sua vita: Ravenna. Qui sono custodite le sue spoglie ed è possibile visitare il Museo a lui dedicato, all’interno del Centro dantesco dei Frati Minori, che conserva alcuni dei suoi documenti e oggetti.

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