Esteri

Clima, appello del Papa in vista del Summit di Glasgow: “Servono decisioni radicali”

Papa Francesco auspica che i leader che prenderanno parte al G20 di Roma e al vertice di Glasgow prendano “decisioni radicali sul clima”. Lo afferma in un intervento alla Bbc, prima di ricevere il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Vaticano. Il Pontefice chiede ai leader politici di dare concreta speranza alle future generazioni, evocando la necessità di “un rinnovato senso di responsabilità condivisa per il nostro mondo”.  “Le nostre sicurezze sono crollate, il nostro appetito di potere e la nostra smania di controllo si stanno sgretolando”, afferma il Papa, che invoca “visione, capacità di pianificazione e rapidità di esecuzione” per ripensare “il futuro della nostra casa comune”. No, quindi, ad “atteggiamenti di isolamento, protezionismo, sfruttamento”; sì invece alla capacità di cogliere “una vera occasione di trasformazione, un vero punto di conversione, non solo in senso spirituale”: Quest’ultima via è la sola che conduce verso un orizzonte “luminoso” e può essere perseguita solo attraverso una rinnovata corresponsabilità mondiale, una nuova solidarietà fondata sulla giustizia, sulla condivisione di un comune destino e sulla coscienza dell’unità della famiglia umana, progetto di Dio per il mondo. Si tratta di una sfida di civiltà a favore del bene comune e di un cambiamento di prospettiva, nella mente e nello sguardo, che deve porre al centro di ogni nostra azione la dignità di tutti gli esseri umani di oggi e di domani. Di qui, l’invito del Papa a “costruire insieme”, perché “da una crisi non si esce da soli”, e non esistono “frontiere, barriere, mura politiche, entro le quali potersi nascondere”. Francesco ricorda, poi, l’Appello congiunto, firmato il 4 ottobre con Capi religiosi e scienziati, per richiamare “azioni più responsabili e coerenti” in ambito climatico, perché “non possiamo permettere” che le generazioni future debbano vivere “in un mondo inabitabile”.

Nell’Appello congiunto abbiamo richiamato la necessità di adoperarci responsabilmente a favore della “cultura della cura” della nostra casa comune ed anche di noi stessi, cercando di estirpare i “semi dei conflitti: avidità, indifferenza, ignoranza, paura, ingiustizia, insicurezza e violenza”.  Ma “un cambio di rotta così tanto urgente”, sottolinea Francesco, richiede “l’impegno di ciascuno”, un impegno che “va alimentato anche dalla propria fede e spiritualità”. Perché se è vero che i politici che parteciperanno alla Cop26 “sono chiamati con urgenza ad offrire efficaci risposte alla crisi ecologica in cui viviamo” e “concreta speranza alle generazioni future”, è altrettanto vero che la responsabilità è globale:

Tutti noi — è bene ripeterlo, chiunque e ovunque siamo — possiamo avere un ruolo nel modificare la nostra risposta collettiva alla minaccia senza precedenti del cambiamento climatico e del degrado della nostra casa comune.

Inizialmente prevista a novembre 2020, la Cop26 è stata posticipata di un anno a causa della pandemia. I Paesi partecipanti presenteranno i loro piani aggiornati di riduzione delle proprie emissioni. Nel 2015, infatti, al termine della Cop21 di Parigi, si stabilì di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi. Le nazioni, inoltre, si impegnarono ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici e a mobilitare i fondi necessari per raggiungere questi obiettivi, creando un piano nazionale indicante la misura della riduzione delle proprie emissioni, detto Nationally Determined Contribution (Ndc) o “contributo determinato a livello nazionale”. Tale piano va aggiornato ogni cinque anni ed è quello che avverrà durante la Cop26. Da ricordare che a guidare la delegazione vaticana all’appuntamento in Scozia sarà il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato.

 

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