Continua a far discutere, ed appassiona maggioranza ed opposizione il diktat della Banca d’Italia sull’ uso del contanti e il taglio del reddito di cittadinanza. Certamente per le opposizioni ed una parte dei sindacati, la presa di posizione dell’Istituto monetario nazionale, è stata una occasione ghiotta per alzare il livello delle polemiche contro la manovra. In campo tutti i big sindacali e i leader politici. Chi all’attacco e chi difende, ma sono naturalmente le regole della democrazia. Probabilmente Giorgia Meloni non se lo aspettava, ovvero che via Nazionale ponesse dei paletti nei contenuti della Manovra di Bilancio. Naturalmente solo osservazioni, che però pesano tonnellate sugli accordi nella maggioranza di Governo ormai pronta ad affrontare l’esame parlamentare. Ricordiamolo, a parlare, per Banca d’Italia è stato Fabrizio Balassone, capo del servizio Struttura economica del Dipartimento Economia e Statistica in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla legge di bilancio. Ma andiamo a vedere nel dettaglio le sue osservazioni, sicuramente frutto di un confronto stringente nelle strutture dedicate di via Nazionale: “Le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale”. Ma entriamo nel dettaglio: “I limiti all’uso del contante, pur non rappresentando un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione.Negli ultimi anni – ha proseguito – sono stati condotti studi, anche dal nostro Istituto su dati italiani, che suggeriscono che soglie più alte favoriscono l’economia sommersa. C’è inoltre evidenza che l’uso di pagamenti elettronici, permettendo il tracciamento delle transazioni, ridurrebbe l’evasione fiscale”. Inoltre, afferma ancora Balassone, “le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di alcuni istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola, rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale”. Nell’audizione l’alto dirigente di via Nazionale ha anche evidenziato “la discrepanza di trattamento tributario tra lavoratori dipendenti ed autonomi, e all’interno di questi ultimi tra contribuenti soggetti a regime forfettario e contribuenti esclusi da questo regime, risulta accresciuta”. Banca d’Italia, con alcune considerazioni, ha dato disco verde alla riforma del Reddito di cittadinanza, ma con un avvertimento: c’è il rischio dell’aumento dell’indigenza. La riforma del reddito di cittadinanza annunciata dal governo può superare “aspetti critici”, ma bisogna fare “attenzione ai rischi di aumento dell’indigenza dove è più diffuso ed il mercato del valoro è struttralmente malfunzionate”, ha detto ancora Balassone.
Il reddito di cittadinanza, ha detto, “ha contenuto gli effetti negativi della pandemia di covid-19 sulle famiglie fragili e poi ha sostenuto il potere d’aquisto di fronte allo shock inflazionistico”. Ma, ha proseguito, “come segnalato da più parti l’attuale assetto non è privo di aspetti critici legati alla doppia natura del provvedimento” assistenziale e di reinserimento al lavoro. Quindi “la riforma complessiva annunciata potrebbe essere l’occasione per risolvere questa ambiguità e rafforzare l’efficacia della misura per raggiungere le situazioni di bisogno”. Balassone avverte però che serve “attenzione ai rischi di aumento dell’indigenza dove il reddito è più diffuso ed il mercato del lavoro strutturalmente malfunzionante. La riduzione delle mensilità del sussidio potrebbe riguardare anche famiglie difficilmente in grado di trovare alternative sul mercato del lavoro”. Nella giornata di martedì il ministro della Difesa e comunque esponente di spicco di Fratelli d’Italia, Crosetto, ha cercato comunque di minimizzare: ”Ho visto da vicino una ventina di manovre e non ricordo una manovra che andasse bene a sindacati, Confindustria o Bankitalia in primis. Questa però è la manovra più difficile della storia italiana perché non c’è mai stata una crisi complessiva come questa”.
Roberto Rossi