Economia e Lavoro

Il caro energia impatterà sul Pil del 2022. Le previsioni degli economisti della Confindustria

“Con gli attuali prezzi abnormi dell’energia, i margini erosi, la scarsità di commodity e l’aumento dei contagi, il rischio è che il pil subisca uno stop nel primo trimestre: almeno -0,8% l’impatto del caro-energia sul PIL del 2022”, avverte il Centro studi di Confindustria. “Il rincaro dell’energia – evidenziano gli economisti di via dell’Astronomia – colpisce l’industria italiana” mentre “gli elevati contagi frenano i consumi di servizi”. Assistiamo ad una “risalita a forte rischio. A inizio 2022 si sono fatte più fitte le nubi, addensatesi già a fine 2021 sulla risalita del pil italiano, stimato in frenata nel quarto trimestre”. Ma andiamo a leggere nel dettaglio cosa dicono gli economisti di viale dell’Astronomia. L’impennata della quotazione del gas si è rapidamente trasferita sul prezzo dell’energia elettrica in Italia, facendo lievitare i costi energetici delle imprese industriali: 37 miliardi previsti per il 2022, da 8 nel 2019. Un livello insostenibile per le imprese italiane, che minaccia chiusure di molte aziende in assenza di interventi efficaci. Il prezzo dell’elettricità è più alto che in Francia e altri paesi europei, a seguito delle policy che questi hanno messo in campo. Questi rincari significano anche un marcato aumento della bolletta energetica, pagata dall’Italia ai paesi esportatori. Il prezzo del gas naturale, che fino ai primi mesi del 2021 era rimasto contenuto, si è progressivamente impennato a partire da maggio. Ora è la commodity che mostra il rincaro maggiore: +423% nel corso del 2021 fino a dicembre, cioè prezzo più che quintuplicato (Grafico E). Il balzo del prezzo del gas ha determinato un forte (ma temporaneo) effetto di spillover sul petrolio, dopo una quasi-stabilizzazione che durava da alcuni mesi, con un aumento in ottobre da 75 a 84 dollari al barile (ma poi un calo a novembre e dicembre). Perché è rincarato il gas? Il balzo del gas è dovuto in una certa misura a questioni geo-politiche (le tensioni tra UE e Russia), come mostra il divario regionale nei prezzi: in Europa +723% dal livello pre-crisi (dicembre 2019), mentre negli USA +66%. Ciò si è sommato a una effettiva scarsità nel mercato fisico (scorte ai minimi in Europa). Dunque, il rincaro è in parte strutturale, ma per il resto è difficile prevedere quando rientrerà perché è legato a cause extra-economiche. Mix italiano delle fonti di energia basato sul gas Tra i principali paesi europei, l’Italia è quello più esposto al rincaro del gas naturale. Infatti, il mix energetico del nostro paese privilegia tale fonte: 42% del consumo totale di energia in Italia nel 2020 (cui si somma il 36% di petrolio), contro il 38% nel Regno Unito, lontano dal 26% in Germania (che usa molto carbone), dal 23% in Spagna (che si affida di più al petrolio) e dal 17% in Francia (che conta sul nucleare; dati BP). Il significativo livello a cui sono giunte le rinnovabili in Italia (sole, vento, etc.), pari all’11% del consumo energetico, meglio dell’8% in Francia, non è abbastanza per contenere il ruolo di gas e petrolio; altri paesi UE sono più avanti su tale fronte (Germania 18%, UK 17%, Spagna 15%), con valori che ne fanno i leader mondiali delle rinnovabili. Cresce la bolletta energetica pagata dall’Italia Per valutare l’impatto del caro-energia, va considerata anche l’elevata dipendenza dall’estero del nostro paese riguardo alle fonti fossili. Pur essendo l’Italia un produttore non trascurabile di petrolio e gas, risulta importato l’89% del petrolio, il 94% del gas, il 100% del carbone. Su questo fronte, siamo allineati agli altri grandi paesi UE: per il gas, in Germania la dipendenza dall’estero è del 95%, in Francia è del 100%.  Alto consumo e alta dipendenza dall’estero determinano una enorme fattura energetica pagata ogni anno dall’Italia. Nel 2020 l’import netto di energia è stato pari a 23,4 miliardi di euro, di cui 14,0 per il petrolio e 8,9 per il gas naturale (stime UNEM). Nel 2021 il balzo dei prezzi lo ha peggiorato in misura marcata. L’anno peggiore, finora, è stato il 2012, al culmine del precedente picco dei prezzi delle commodity: la bolletta energetica era arrivata a 64,9 miliardi. L’energia conta molto per le famiglie Petrolio e gas naturale contano molto per il bilancio delle famiglie italiane, come mostrano i pesi dei beni energetici nel paniere dei consumi, quello in base al quale si calcola l’inflazione: elettricità e gas per l’abitazione arrivano al 4,5%, i carburanti per i trasporti al 3,8%. Dunque, l’energia conta per l’8,3% del paniere dei consumi. E il rialzo dell’inflazione nel corso del 2021 è stato dovuto proprio al balzo dei prezzi energetici (2,4 punti su 3,9 totali il loro contributo). La maggiore spesa per l’energia, dato che i volumi sono difficilmente comprimibili, assorbe risorse che le famiglie avrebbero potuto incanalare verso altri beni e servizi, frenando quindi la risalita dei consumi privati a fine 2021 e inizio 2022. Ma l’impatto dei maggiori costi energetici si scarica, soprattutto, sulle imprese industriali.In base alle tavole input-output, è possibile individuare i settori in cui pesa di più l’energia: la lavorazione di minerali non metalliferi (ovvero cemento, ceramica, etc., con un costo energetico pari all’8% dei costi totali di produzione), la metallurgia (11%), la chimica (14%), la lavorazione della carta e del legno (5%), la gomma-plastica (5%). E questi dati non incorporano l’aumento dei prezzi nel 2021, che le ha sicuramente aumentate molto. Per questi settori, essendo difficile al momento scaricare a valle tutti gli aumenti dei prezzi, il caro-energia si traduce in forte erosione dei margini operativi. Nel lungo periodo, aumenta la spinta a perseguire una sempre maggiore efficienza energetica nella produzione. I settori manifatturieri italiani si trovano a fronteggiare un drammatico aumento dei costi delle commodity energetiche, con particolare riferimento al prezzo del gas naturale e dell’elettricità. Il prezzo dell’energia elettrica continua a registrare valori record: nel mese di dicembre ha raggiunto la media mensile più elevata da quando la borsa italiana è stata costituita superando 280 €/MWh con un +450% rispetto al valore di gennaio 2021  La dinamica dei prezzi al consumo in Italia è tornata in territorio positivo a inizio 2021 (era a -0,2% nel 2020) e poi è salita rapidamente, fino al +3,9% annuo a dicembre (+1,9% la variazione media nel 2021. Si tratta di valori molto più bassi di quanto registrato in altri paesi avanzati.

aggiornamento caro bollette del 22 gennaio ore 14.46

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