Non più un’area indistinta in cui è possibile svolgere molteplici attività senza uno specifico criterio ma uno spazio dotato di regole chiare pensate per rispettarlo al meglio e per garantirne un utilizzo efficace e sostenibile. Questo sarà il futuro del mare del Lazio, per il quale è iniziato il cammino che porterà a una pianificazione chiara dell’utilizzo degli spazi marittimi, con zone dedicate ad alcune attività e non ad altre, altre a utilizzo misto e altre ancora riservate alla tutela del patrimonio culturale e naturale. Una condizione essenziale per lo sviluppo duraturo e sostenibile della Blue Economy e non solo. La Giunta Regionale del Lazio ha infatti approvato il primo provvedimento di identificazione delle Unità di pianificazione dello Spazio Marittimo del Lazio; si tratta di una delibera proposta dall’assessore allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Università, Ricerca, Start-Up e Innovazione, Paolo Orneli, di concerto con il vicepresidente e assessore alla Programmazione Ecomica, Bilancio, Demanio e Patrimonio, Daniele Leodori, l’assessora alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale, Roberta Lombardi, l’assessora al Turismo, Enti Locali, Sicurezza Urbana, Polizia Locale e Semplificazione Amministrativa, Valentina Corrado, l’assessore ai Lavori Pubblici e Tutela del Territorio, Mobilità, Mauro Alessandri e l’assessora all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Enrica Onorati. Con questo provvedimento vengono identificate distinte aree dello spazio marittimo costiero laziale, differenziandole a seconda degli usi ai quali queste possono essere destinate, a seconda dei casi in via prioritaria, limitata o mista. Le tipologie di utilizzo dello spazio marittimo laziale previste dal provvedimento sono, in forma specifica o mista: aree destinate alla pesca, all’acquacoltura, al trasporto marittimo e portualità, alla protezione dell’ambiente e delle risorse naturali, all’attività turistica costiera e marittima, alla produzione di energia, all’estrazione di materie prime, alla tutela del paesaggio e del patrimonio culturale o, infine, aree a destinazione d’uso generica.