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Il grande caldo svuota i bacini idrici, meno riserve ma non per tutti i grandi laghi

Con l’incedere dell’estate, da Nord a Sud si svuotano i bacini, non assolvendo quindi alla fondamentale funzione di riserva idrica: a sottolinearlo e’ il report settimanale dell’Osservatorio ANBI (Ass. Naz. Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari) sulle Risorse Idriche.
Così per i grandi laghi del Nord, i cui livelli sono in discesa, ma se Lago Maggiore e Garda restano abbondantemente sopra la media del periodo, non altrettanto può dirsi del Lario e dell’Iseo assai lontano dal riempimento registrato l’anno scorso (attualmente è al 40%).
Nel Lazio (in calo i laghi di Bracciano e Nemi) e Campania (invasi del Cilento), ma soprattutto in Basilicata, i cui serbatoi sono calati di oltre 22 milioni di metri cubi in una settimana e in Puglia, la cui riserva idrica segna circa -9 milioni di metri cubi in 7 giorni, anche se entrambe le regioni, pero’, conservano riserve idriche abbondantemente superiori all’anno scorso.
“E’ l’evidente dimostrazione di come, a fronte dei cambiamenti climatici, sia necessario aumentare la raccolta delle acque di pioggia attraverso nuovi bacini, nonchè l’ottimizzazione di quelli esistenti – evidenzia Francesco Vincenzi, neoconfermato Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) .
Il nostro Piano per l’Efficientamento della Rete Idraulica ne prevede la realizzazione di 23, il completamento di altri 16 e la manutenzione straordinaria di ulteriori 90; l’investimento previsto e’ di circa 1970 milioni di euro, capaci di attivare quasi 10.000 posti di lavoro“.
Le Marche, che con 37,66 milioni di metri cubi d’acqua trattenuti sono largamente al di sotto dei livelli del siccitoso 2017, mentre le portate dei fiumi Sentino ed Esino sfiorano la sussistenza; non va meglio al lago Trasimeno, al minimo degli anni piu’ recenti, complice un Giugno poco piovoso sull’Umbria.
Sempre più grave la situazione della Sicilia, nei cui bacini mancano quasi 78 milioni di metri cubi d’acqua rispetto all’anno scorso (fonte: Dipartimento Regionale Autorita’ di Bacino del Distretto Idrografico Sicilia), segnando il livello più basso del decennio; a conferma di eventi climatici fortemente localizzati, è la situazione della Sardegna, i cui invasi, pur in calo, hanno condizioni addirittura migliori di un anno già idricamente buono come il 2020.
Per quanto riguarda i fiumi è il Po a registrare i maggiori benefici dalle recenti piogge, tornando nella media ai rilevamenti in Emilia, dove i fiumi appenninici restano invece deficitari.
il Distretto Padano appare infatti sostanzialmente suddiviso in due aree: il deficit idrico delle zone a valle (Emilia Centrale, Romagna, Basso Veneto) permane ancora significativo a causa della finora scarsità di precipitazioni (fonte: Autorita’ di Bacino Distrettuale Fiume Po).
Permane buona la condizione dei fiumi veneti, mentre scende la portata del fiume Adda in Lombardia. Resta deficitaria la condizione dei corsi d’acqua toscani con l’Ombrone, che continua ad essere ben al di sotto della portata minima del deflusso vitale con evidenti ripercussioni sull’ecosistema.
In Centro Italia calano i fiumi Nera in Umbria e Tevere nel Lazio, regione dove pero’ crescono i livelli di Liri e Sacco. In Campania, i fiumi Sele, Sarno, Volturno e Garigliano sono complessivamente in crescita, grazie alle precipitazioni dello scorso fine settimana.
Per quanto riguarda la pioggia se è tornata in Romagna, ha avuto invece conseguenze disastrose in altre realtà condizionate anche dall’eccessiva cementificazione, come Palermo, dove è urbanizzato il 40% del territorio e 100 millimetri di pioggia hanno creato situazioni, bisognose perfino dell’intervento di subacquei. Violente “bombe d’acqua” in Molise, in Abruzzo ed in Puglia.
“Di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici, bisogna uscire dalla mera logica della proclamazione degli stati d’emergenza, attraverso un grande piano di manutenzione straordinaria della rete idraulica: noi abbiamo presentato 729 progetti cantierabili da inserire nel Recovery Plan e che garantirebbero quasi 12.000 posti di lavoro, grazie ad un investimento di circa 2 miliardi e 365 milioni di euro – ricorda Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Contestualmente occorre approvare urgentemente la legge contro il consumo indiscriminato del suolo per porre fine ad un ingiustificato trend, ormai incompatibile con qualsiasi prospettiva di sostenibilita’ ambientale e resilienza dei territori”.

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