Roma Capitale

Il rebus del candidato di destra per le regionali nel Lazio

di Giuliano Longo

 

I giochi per la candidatura alla regione Lazio sembrano fatti per la sinistra dopo che Letta ha puntato anche lui su Alessio D’amato, ex cossuttiano (per chi si ricorda Cossutta)  nonostante le puntate velenose (anzi l’opposizione) del deputato Nicola Zingaretti insufflato dal guru Goffredo Bettini che avrebbero voluto qualcosa di più dell’assessore attuale alla Sanità.

Magari per soddisfare il ricco Avvocato del Popolo Giuseppe Conte, il novello, senza titoli politici,  Melenchon alla francese che sta erodendo consensi al Pd.

Grazie al brillante risultato di aver perso solo il 50% dei voti dei 5 stelle prevalentemente meridionali (leggasi reddito di cittadinanza) che gli hanno sbarazzato il campo dalle buffonate di Beppe Grillo.

Ma, aimè, siccome il popolo italiano è aduso a correre sul carro del vincitore che gli alimenta sogni e speranze, l’attuale la maggioranza di governo della destra pare abbia la strada spianata, pure per le prossime elezioni regionali del Lazio.

Insomma una classe dirigente di Destra c’è, magari non con i Durigon di Latina, leghista dell’ultima, che regalò la Cisnal a Salvini)  e che voleva dedicare un parco di Latina al Duce. ma che  oggi è nel governo.

Quindi le variabili sono imprevedibili e serve un nome forte per vincere.

Fra i Papabili esiste con la candidatura di Fabio Rampelli, inventore della formazione politico culturale  dei Gabbiani che dal Colle  Oppio diffondeva il messaggio di una destra integralista. E poi ci sono tanti nomi dei cosiddetti c civici, quelli che improvvisamente compaiono a Destra e Sinistra, professori universitari, uomini delle istituzioni, magistrati, prefetti improbabili dirigenti di onlus ecc..

Ma il popolo non distingue e vota per tutelare i suoi  interessi, mentre altri restano abbarbicati a  un passato politico che non esiste più.

Il centrodestra al governo del Paese si trova nella posizione di avere dei sondaggi ( che oggi determinano le scelte politiche più che i bisogni del Paese)  i quali descrivono una sorta di strada spianata e per i   Fratelli d’Italia radicati sul territorio magari con l’aiutino occulto di Casa Pound, sembrerebbero indicare una vittoria facile.

Mancala scelta del candidato anche se pare che il gabbiano architetto Rampelli si stia agitando per la primazia su Roma e il Lazio. In fondo Rampelli la Meloni se l’è inventata e costruita di sana pianta, dalla Garbatella ai palazzi anche internazionali, che contano e merita un rientro che A roma che la conosce da urbanista.

Ora che la vulgata di Zingaretti, cauto problem solver, si stempera per un’ultima gestione mediocre soprattutto per i rifiuti e si stempera in un giudizio cauto galleggiamento, si sbriciola anche la comunicazione mediatica che l’ha sostenuto alla Regione e prima alla provincia.

In pole position sembra svettare anche  Francesco Rocca   presidente nazionale della Croce Rossa Italiana  (già in epoche storiche dominio della moglie di Fanfani),  che era in predicato, senza esito per un posto da ministro della Salute. Da escludere la candidatura di Maurizio Gasparri, Forza Italia, che dopo diverse peregrinazioni politiche ha campato per 30 anni alle Camere e non è che i Fratelli D’Italia lo amino poi tanto. Se il partito meloniano veleggia nel Lazio, sondaggi alla mano, al 30% dei consensi, mentre Forza Italia e Lega devono accontentarsi di circa un 5% ciascuno, parrebbe propio che ì “ragazzi “ di Berlusconi e Salvini che pure si era acquistato grande consenso nelle periferie di Roma e nel sud Pontino, sia proprio da escludere. Con buona pace di Tajani che al governo campa sinchè c’è Berlusconi. Se dovessimo azzardare un nome è quello  di Chiara Colosimo, già consigliera regionale e presidente della commissione Trasparenza e Pubblicità della Regione e ora deputata, che, a nostro avviso, rappresenta anche il futuro del partito meloniano. Molte femmine e possibilmente qualificate  e giovani. Certo ci cadono le braccia quando pensiamo alla Santanchè,  classe 1961.

 

 

 

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