“Allontanarsi temporaneamente dalla propria abitazione finché persistono i fumi. Se non è possibile, evitare qualsiasi contatto con le sostanze aeree tossiche, chiudendo le finestre ed evitando di utilizzare l’aria condizionata o sistemi di ventilazione meccanica, ma soprattutto non consumare prodotti, vegetali o animali, provenienti dalle zone colpite da questo disastro“. A dirlo il presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), Alessandro Miani, interpellato dalla Dire sulla nube causata dall’incendio degli impianti dell’ex discarica di Roma. “Nel 90% dei casi in queste situazioni- ha fatto sapere Miani- l’assunzione di diossine avviene per via alimentare, perché queste sostanze nocive sono poco aeree e cadono rapidamente a terra dove rimangono a lungo e arrivano all’uomo attraverso la catena alimentare. Ci sono degli studi fatti nella Terra dei Fuochi, al tempo dei roghi illegali, in cui la diossina è stata trovata nel latte materno, e tanto più era adulta la donna che doveva allattare tanta più diossina c’era nel suo latte. Si consideri che la permanenza nel nostro corpo di questa sostanza varia dai 6 agli 11 anni, per questo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro considera la diossina un cancerogeno certo di classe 1, ossia una veleno mortale- ha concluso il presidente della Sima- oltre ad avere numerosi effetti collaterali”.