Regioni

La richiesta delle Coop sociali Emilia-Romagna: il nostro lavoro sia remunerato meglio

Bisogna apprezzare di più e meglio il lavoro delle cooperative sociali di questi anni, anche e soprattutto in termini economici, visto quanto si è rivelato cruciale prima durante la pandemia ed ora nella ‘morsa’ tra rincari energetici e nuove emergenze sociali legate alla guerra in Ucraina. Senza svolte, e avanti di questo passo, “nessuno vorrà più fare questo mestiere”. È il ritornello che anima oggi l’assemblea di Confcooperative-Federsolidarietà Emilia-Romagna, di scena a Bologna con 121 delegati presenti, 458 persone rappresentate e donne socie al 66%.  Il presidente uscente Luca Dal Pozzo, dopo due mandati e otto anni al vertice, passa il testimone ad Antonio Buzzi, appena eletto in assemblea nuovo numero uno dell’organizzazione. Lo lancia così Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia-Romagna, aprendo i lavori di questa mattina, in presenza tra gli altri della vicepresidente della Regione con delega al Welfare Elly Schlein: “Mi auguro che il prossimo mandato- sprona Milza dal palco- si caratterizzi per una capacità di valorizzare in pieno il ruolo della cooperazione sociale. Abbiamo notevoli difficoltà in questa fase, siamo tra l’incudine e il martello: da una parte le rivendicazioni salariali e i livelli salariali, che rispetto alle professionalità dei nostri lavoratori sono oggettivamente bassi, e dall’altra parte una compressione importante da parte degli enti con cui abbiamo a che fare”. Quindi, raccomanda Milza, “dobbiamo superare questo aspetto e puntare ad un pieno riconoscimento, siamo come Confcooperative sia come singole cooperative. Questa è la sfida di domani. Ci serve un riconoscimento sociale ed economico idoneo, non solo pacche sulle spalle- puntualizza il presidente regionale di Confcooperative- per la bontà di quello che facciamo”.

“Dobbiamo rivedere, e in questo la pandemia ci ha persino aiutato a rifletterci, gli assetti del sistema di welfare anche di questa regione, che brilla come eccellenza a livello nazionale. La legge quadro sull’assistenza dell’Emilia-Romagna è del 2003, quindi un tagliando serve. Bisogna far sì che il modello di relazioni rappresentato dal Patto regionale per il lavoro e per il clima- insiste Milza- abbia tutto il senso compiuto possibile”.

Da parte sua, Buzzi, appena eletto in sala, chiede in generale “attenzione per rendere sostenibile il modello della cooperazione sociale, in una regione fortemente impegnata nel welfare. Le sfide sono il post-Covid e le ripercussioni della guerra”. Tra gli obiettivi del prossimo mandato in Emilia-Romagna, continua il nuovo presidente regionale di Federsolidarietà, c’è quindi il rinnovo dell’accreditamento del sistema sociosanitario “che tanto bene ha fatto al nostri sistema territoriale: bisogna fare in modo che le importanti risorse targate Pnrr che arrivano nei territori- evidenzia Buzzi- diventino davvero un’occasione di crescita del nostro welfare, anche per valorizzare più complessivamente il valore sociale che i nostri soci lavoratori producono a favore delle comunità locali. Serve un riconoscimento sia sociale sia economico di queste persone- rimarca il neopresidente- che si prendono cura non da oggi dei più fragili e hanno bisogno di sentirsi remunerati adeguatamente per tutto questo”. Ci crede anche Stefano Granata, presidente nazionale di Confcooperative-Federsolidarietà, che ai lavori bolognesi ribadisce: “Non è solo una questione di rivendicazioni o di appelli, perché sarebbe riduttivo”. “Lo abbiamo visto con la pandemia: oggi non basta erogare servizi sociali,ma bisogna farlo in una logica di prossimità e di servizi vicini alle persone, perché oggi ne hanno più bisogno. Un esempio è quello del vuoto di senso che sta attraversando le nuove generazioni, con tanti giovani che né lavorano né studiano: per dialogare con loro servono capacità e molta competenza, ma- avvisa Granata- se tutto questo non viene remunerato… tutta la comunità deve quindi ridarci valore: se c’è qualità si è disposti a pagare di più, non si capisce perché nel comparto sociale questo non debba valere”. Conclude il presidente nazionale: “C’è un grande lavoro culturale da fare, coinvolgendo cittadini e istituzioni, ancora prima quindi di appelli e rivendicazioni. Se il nostro lavoro non viene riconosciuto- è l’incoraggiamento di Granata nei confronti di enti e istituzioni- bisogna saper dire anche di no”.

Intanto, Schlein ricorda in sala che la Regione, grazie ai Tavoli di lavoro congiunti come quello del Patto per il lavoro e per il clima, “non si è mai voltata dall’altra parte sui temi di difficoltà economica. Sui nidi, ad esempio, abbiamo sempre messo un segno più alle risorse assegnate in questi anni. Mettiamo 25,5 milioni di euro solo di risorse regionali per lo sviluppo di questo settore, sostenendo gestori sia pubblici sia privati, nei costi di gestione e nello sviluppo di attività innovative. E con il presidente Bonaccini a breve sosterremo ad esempio anche il progetto di ‘sonorità’ della lingua inglese negli asili nido: avviato l’anno scorso, lo rafforzeremo nel prossimo. E cerchiamo altre risorse per riqualificazione strutture”.

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