Primo piano

Lavoro smart per 4 milioni

L’emergenza sanitaria da Covid 19 ha prodotto “un mutamento repentino e radicale della modalità di erogazione della prestazione lavorativa”, con un aumento del lavoro da remoto. Nel secondo trimestre 2020, secondo i numeri di Istat,  il lavoro da casa ha interessato oltre quattro milioni di lavoratori, il 19,4% del totale a fronte del 4,6% nel secondo trimestre 2019.

“Il ricorso allo smart working – si legge – ha interessato subito dopo l’esplosione della pandemia il 21,3% delle imprese con almeno 3 addetti; la percentuale è calata all’11,3% nel periodo giugno-novembre. La quota di lavoratori in smart working nelle imprese che lo hanno attivato sale dal 5% del periodo precedente il Covid-19, al 47% dei mesi di lockdown di marzo-aprile, per assestarsi intorno al 30% da maggio in avanti”.   “Lo smart working – fa sapere il ministro Brunetta- è stato certamente fondamentale durante la fase acuta della pandemia e ha segnato un cambiamento culturale da cui bisogna trarre tutte le conseguenti analisi.  Ora – prosegue Brunetta – occorre ricondurlo ad essere uno degli strumenti di organizzazione del lavoro delle singole amministrazioni, strettamente connesso al livello di qualità dei servizi da fornire a cittadini e imprese. Sarà un punto all’ordine del giorno della nuova contrattazione, per quanto riguarda la regolazione. Un tema su cui le parti sociali pubbliche e private sono chiamate a riflettere. Il fenomeno – conclude – va studiato a fondo e servono grandissimi investimenti dal punto di vista progettuale, di relazioni sindacali, regolativi, infrastrutturali e di intelligenza sociale anche alla luce della sfida della transizione digitale che l’Europa ci chiama a raccogliere”.

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