Cronaca

L’inquinamento acustico un serio problema per la fauna terrestre e marina

L’inquinamento acustico prodotto dall’uomo è un grosso problema per l’ambiente, in quanto i rumori forti provocano problemi al comportamento e alle abitudini della fauna terrestre e marina. Questo è quanto dicono gli studi pubblicati sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B, i quali provano che l’uomo con i suoi comportamenti produce “conseguenze prima non considerate sulla fauna, influenzando comportamenti, cognizione e accoppiamento”.

Questo è dimostrato in diversi casi, come in quello dei fringuelli zebrati che, disturbati dal traffico, avevano grandi difficoltà ad orientarsi, a trovare cibo posto in contenitori colorati e a seguire altri esemplari della sua specie uscendo dall’unico lato aperto di una gabbia.

Per fare questo si sono posti gli animali in due condizioni diverse in laboratorio: prima nel silenzio totale, poi usando suoni registrati di macchine a 20 metri di distanza.

“Questi sono uccelli che vivono in grandi colonie, comunicano in continuazione, creando un bel putiferio. Non ci aspettavamo un effetto così potente sulle loro abilità: sorprendentemente il rumore delle auto è bastato ad impossibilitarli di eseguire i test”. Questo è quanto ha dichiarato alla Bbc da Christopher Templeton, prima firma dello studio e assistente all’Università del Pacifico in Oregon.

Una ricerca simile, pubblicata su Behavorial Ecology, ha dimostrato come i rumori forti potessero influenzare la scelta da parte delle femmine di grillo di campo mediterraneo (Gryllus bimaculatus) di un partner per l’accoppiamento, in quanto per determinare la “qualità” del partner maschile valutavano il loro canto. E l’inquinamento acustico ha impedito loro di selezionarli a dovere, come dichiarato dal professor Adam Bent della Cambridge University, che ha diretto il suddetto studio per l’Anglia Ruskin University: “A livello individuale questo avrà effetti a catena, potenzialmente, sulla loro prole e sulla vitalità della loro prole”.

E questo è grave, in quanto “le scelte del compagno sono un meccanismo davvero potente di selezione sessuale e la selezione sessuale guida l’evoluzione”. Di conseguenza, l’interferenza degli esseri umani “influenzerà il modo in cui una specie si evolverà, si svilupperà e si adatterà nel tempo”.

Uno sviluppo simile lo si ha anche nel regno marino, in quanto i suoni emessi da spedizioni marine e da strumenti come i sonar disturbano i canti complessi di mammiferi come le megattere, o addirittura che impediscono alle larve di pesceappena nate di sentire i “richiami di casa” dell’oceano, arrivando a disturbare gli animali acquatici a migliaia di miglia nautiche di distanza, come spiegato dal professor Carlos Duarte della saudita King Abdullah University e dai suoi colleghi sulla rivista Science.

“Il suono è uno spunto fondamentale per l’alimentazione, la navigazione, la comunicazione e l’interazione sociale nell’oceano. Abbiamo degradato gli habitat e impoverito le specie marine”, ha detto Duarte alla Bbc.

Tuttavia egli stesso ha sottolineato come durante la pandemia da Covid-19 la diminuzione dell’attività umana avesse immediatamente influenzato in maniera positiva la vita delle creature marittime, in quanto già si sono potuti vedereesemplari di grandi mammiferi marini riavvicinarsi alle spiagge dopo tante generazioni: “L’anno scorso, quando il 60% di tutti gli esseri umani era confinato, il livello di rumore umano nell’oceano si è ridotto di circa il 20%”.

“Se guardiamo al cambiamento climatico e alla plastica, si tratta di un lungo e doloroso percorso di guarigione. Invece nel momento in cui abbassiamo il volume, la risposta della vita marina è istantanea e sorprendente”, ha chiuso Duarte.

AGC GreenCom 

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