Primo piano

Multe in arrivo per chi non accetta pagamenti con bancomat di qualsiasi importo

Sono in arrivo multe per chi non accetta pagamenti di qualsiasi importo con bancomat o carte di credito. Un emendamento al dl Recovery all’esame della Commissione Bilancio della Camera prevede una sanzione di minimo 30 euro per tutti i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, che non accetteranno i pagamenti elettronici. Dal 1° gennaio, dunque, non basterà più rispettare l’obbligo di avere il Pos: chi non lo utilizza pagherà una multa proporzionata al valore della transazione negata. Finora, ricorda laleggepertutti.it, c’era l’obbligo di averlo ma non la multa per chi non lo voleva usare. Ora si cambia: sono in arrivo delle sanzioni per chi rifiuta i pagamenti con Pos. Lo ha deciso il governo, che vuole in questo modo fare un altro passo avanti nella lotta all’evasione fiscale.  Il ragionamento dell’esecutivo è molto semplice: inutile imporre agli esercenti o ai prestatori di servizi uno strumento per i pagamenti tracciabili se poi il consumatore, appena accenna a tirar fuori carta di credito o bancomat, si sente dire che la moneta elettronica non è accettata e il negoziante, il barista o il professionista la passano liscia. Così dal 1° gennaio 2022 chi non dispone di Pos o ce l’ha come elemento d’arredo inutilizzato verrà punito con una sanzione amministrativa di 30 euro più il 4% del valore della transazione rifiutata. Per fare qualche esempio: chi non accetta di incassare un caffè da 1 euro con il bancomat, pagherà 30,04 euro di multa per ogni transazione negata, mentre chi rifiuta il pagamento elettronico di un pasto da 25 euro si vedrà arrivare una sanzione da 31 euro, e così via. Più alto è il valore del bene o del servizio acquistato, più aumenta l’importo della sanzione.  Così facendo, il governo cerca di dare un senso compiuto all’obbligo del Pos. Finora, infatti, l’esercente è tenuto ad averlo ma non è sanzionato se non lo usa. Il che, ovviamente, legittima chi vuole fare riscuotere in contanti a non utilizzare il dispositivo per i pagamenti elettronici, con il rischio che ci scappi qualche incasso non dichiarato. La sanzione, quindi, viene introdotta con questa logica: ogni obbligo imposto senza una sanzione per chi non lo rispetta è un obbligo inutile. E tanto vale rendere utili le cose inutili. Ci è riuscito questa volta Mario Draghi, dopo che in passato il governo di Giuseppe Conte provò senza successo a mettere delle sanzioni contro chi rifiuta il Pos.  L’obbligo di accettare i pagamenti elettronici sarà assolto anche quando venga accettata solo una tipologia di carta di debito e almeno un’altra di carta di credito, identificate dal marchio del circuito a cui appartengono. In sostanza, il consumatore deve avere la possibilità di pagare o con carta di credito o con bancomat o altra carta di debito.  Il giro di vite sui Pos si aggiunge alle sanzioni per l’omessa fatturazione e per il mancato rilascio dello scontrino fiscale.

Related posts

Bancarotta, sequestrati dalle Fiamme Gialle beni per 12 milioni di euro

Redazione Ore 12

Volo umano nello spazio, l’Italia c’è

Redazione Ore 12

Bimbi in carcere al seguito delle madri recluse, primo sì della Camera alla proposta di legge che lo impedisce È stata approvata in prima lettura dalla Camera dei deputati la proposta di legge per impedire che i bambini piccoli si trovino a vivere in carcere al seguito delle madri recluse. Il provvedimento – a prima firma del deputato dem Paolo Siani e relatore Walter Verini – punta a promuovere il modello delle case famiglia e a escludere che le madri con figli conviventi di età inferiore ai 6 anni finiscano in carcere. Il testo propone anche l’assoluto divieto di applicazione di custodia cautelare in carcere per la donna incinta. È previsto anche, in presenza di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, il ricorso agli istituti a custodia attenuata per detenute madri. “È una questione di civiltà ma anche di diritti costituzionali negati”, ha detto l’onorevole Siani. Per diventare legge la proposta dovrà essere approvata anche dal Senato e poi ancora dalla Camera. Le misure previste nel provvedimento si applicano anche ai padri, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza ai figli. La proposta di legge interviene anche sull’istituto del rinvio dell’esecuzione della pena, introducendo delle modifiche, ma soprattutto sulla disciplina delle case famiglia protette che si vogliono promuovere tramite la stipula da parte del ministero competente di convenzioni con gli enti locali (per individuare le strutture idonee). Durante la seduta sono stati approvati alcuni emendamenti: tra questi uno in particolare, rivendicato in Aula dalla Lega, sottolinea che, in ogni caso, è applicabile il “regime speciale” previsto dall’articolo 41-bis. Il primo firmatario della proposta, Paolo Siani del Pd, ha detto: “Si mette fine a una profonda ingiustizia, che condannava a vivere i primi anni di vita, i più importanti per un bambino, in un carcere. Nello stesso tempo, si pone il supremo interesse del minore in cima ai pensieri del legislatore. È una questione di civiltà ma anche di diritti costituzionali negati”. Il deputato ha aggiunto che, dopo il passaggio in Senato dove la proposta deve ancora essere approvata, “le case protette saranno l’unica scelta per far scontare la pena a una donna in gravidanza o con un bambino fino a sei anni di età, salvo esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. Il Parlamento vuole lottare per tutte le persone innocenti, in primis i bambini. È una questione di civiltà”. Di “traguardo molto importante” ha parlato anche il relatore, Walter Verini: l’approvazione “rappresenta un importante passo in avanti verso la cancellazione di questa inammissibile, vergognosa situazione che si verifica nelle carceri italiane”.

Redazione Ore 12