Economia e Lavoro

Pensioni, i conti Inps non tornano

Per l’Istituto quota 41 è la più costosa

Tre proposte per arrivare alla riforma e quota 41 non convince

(Red) Continua il gioco delle parti sulle pensioni, tra chi fa i conti, che chiede riforme e chi invece resta alla finestra in attesa di una decisione. L’ultimo report ci dice che sono tre le proposte di riforma. Nella relazione annuale dell’Inps vengono analizzate tre possibilità: la proposta di consentire il pensionamento anticipato con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età; l’opzione al calcolo contributivo con 64 anni di età e 36 di contributi; un’opzione di anticipo della sola quota contributiva della pensione a 63 anni, rimanendo ferma a 67 la quota retributiva. Dall’approfondimento dell’Inps emerge che la prima proposta è la più costosa, partendo da 4,3 miliardi di euro nel 2022 e arrivando a 9,2 miliardi a fine decennio, pari allo 0,4% del prodotto interno lordo. La seconda è meno onerosa, costando inizialmente 1,2 miliardi, con un picco di 4,7 miliardi nel 2027, e per questo più equa in termini intergenerazionali, con risparmi già poco prima del 2035, per effetto della minor quota di pensione dovuta all’anticipo ma soprattutto per i risparmi generati dal calcolo contributivo. Nell’ultima proposta analizzata si garantisce flessibilità per la componente contributiva dell’assegno pensionistico con costi molto più bassi per il sistema: l’impegno di spesa parte da meno di 500 milioni nel 2022 e raggiungerebbe il massimo costo nel 2029 con 2,4 miliardi di euro. Nel lungo periodo le proposte portano a una riduzione della spesa pensionistica rispetto alla normativa vigente, ma con impatti chiaramente differenti e diversa sostenibilità sui conti pubblici.

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