Roma Capitale

Riflettori sulla comunicazione istituzionale della Regione Lazio

La commissione Trasparenza e pubblicità, presieduta da Chiara Colosimo, ha svolto oggi un’audizione sul sistema della comunicazione e degli affidamenti delle campagne pubblicitarie della Regione Lazio. Un’audizione, come ha spiegato Colosimo, nata dalla richiesta di Stefano Carugno, direttore del periodico “Il caffè di Roma”, che ha sollevato una serie di dubbi sulla trasparenza e l’equità dell’impiego delle risorse a disposizione parlando di “un sistema perverso di scambio tra politica ed editoria, un sistema avvolto da una nebbia molto fitta, nella quale si premiano le testate giornalistiche amiche”. Carugno, dopo aver fatto cenno a casi specifici che lo hanno riguardato – senza però menzionare gli enti coinvolti perché “si tratta di vicende oggetto di indagini della magistratura”, ha concluso con un ragionamento di carattere più generale sull’importanza delle entrate pubblicitarie per i mass media definendole “l’elemento principale per l’esistenza di un giornale”.  A seguire Colosimo ha chiesto al direttore regionale della comunicazione istituzionale chiarimenti sulle modalità che si seguono per affidare le campagne dell’ente, mentre Alessandro Capriccioli (Più Europa) e Marta Leonori (Pd) hanno espresso perplessità sull’oggetto stesso della commissione “non ci sono fatti specifici – hanno spiegato – e anche in quel caso non saremmo noi la sede deputata a discuterne”. Il direttore dell’ufficio Comunicazione istituzionale della Regione, Pierluca Tagariello, ha replicato che “in base alla legge 150 del 2000 le attività di comunicazione e informazione fanno capo a strutture completamente separate, il nostro ufficio non ha alcun rapporto con la parte editoriale, ma dialoghiamo con concessionarie pubblicitarie e centri media, pianificando le campagne e le uscite in base al target che si vuole raggiungere e non certo all’indirizzo politico delle testate. Ci sono software specifici, utilizzando i quali viene ottimizzata una determinata campagna a seconda delle finalità che si vogliono perseguire”.  “La nostra attività di comunicazione è molto vasta – ha proseguito – nel bienno 2021-22, ad esempio, abbiamo coinvolto 80 concessionarie di pubblicità, 70 tra testate cartacee e online, 30 emittenti radio e tv locali. Ci muoviamo seguendo le regole del codice degli appalti, ma bisogna tener conto che abbiamo a che fare con un mercato che muta continuamente, non sarebbe possibile né sensato, ad esempio, fare un accordo quadro con una sola concessionaria perché spenderemmo molto di più”.

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