Economia e Lavoro

Sei comparti dell’economia Ue messi in ginocchio dalla guerra tra Russia e Ucraina

Sono sei, complessivamente, i comparti che rischiano di essere messi in ginocchio dalla guerra tra Russia e Ucraina. Gli effetti della guerra russa in Ucraina hanno un impatto su diversi settori dell’industria europea. A fare il punto è stata Kerstin Jorna, direttrice generale della direzione Industria della Commissione europea, in un’audizione alla commissione Industria al Parlamento europeo. Gli effetti della guerra non riguardano solo grano o fertilizzanti, ma anche altri aspetti che potrebbero non essere evidenti per i poco esperti dei vari settori. A Mariupol, ad esempio, operava uno stabilimento che riforniva gli Stati Ue, in importanti quantità, di gas nobili che vengono utilizzati per la produzione di attrezzature mediche. Altro esempio: da Ucraina, Russia e Bielorussia arrivavano i due terzi di ossido di litio, che ha molteplici usi nell’industria dell’Unione, dalla ceramica alla fusione nucleare. E ancora: la perdita di diritti delle imprese dei Paesi ritenuti ostili da Mosca costa un miliardo di euro a causa delle contraffazioni che non saranno più punite. Nel corso dell’audizione, Kerstin Jorna ha indicato quattro tipi di shock: “Il primo è la perdita di arrivi di merce da Ucraina, Bielorussia e Russia”. Il secondo è la perdita di mercato. Un esempio è l’industria tessile: “La Russia è il quinto importatore di tessili dall’Unione europea. Cosa che non succede più perché la maggior parte dei negozi al dettaglio europei ha chiuso”. Il terzo tipo di shock è quello più noto a tutti: aumento prezzi energia, forte impatto sui fertilizzanti e sull’agricoltura. Il quarto riguarda invece la logistica: “Non ci sono più autisti che possano svolgere trasporti tra l’Ucraina e l’Ue. Così come non arrivano più beni per via aerea”. Le fonti dello shock, ha spiegato Jorna, sono due: la distruzione causata dalla guerra e le sanzioni con le rispettive contro-sanzioni. Sono sei i comparti industriali più colpiti. Il primo è quello agroalimentare: “L’importazione di frumento e olio di girasole non avviene più, così come per i fertilizzanti”. Il secondo comparto è quello della mobilità, con un “grosso impatto sulla produzione di veicoli, con la mancanza di alluminio e anche di software di omologazione che rendono difficile il completamento della produzione di auto”, ha sottolineato Jorna. Il terzo comparto riguarda i cosiddetti energivori, l’industria ad alto consumo energetico. Dallo stop dell’importazione di alcuni tipi di acciaio specifici dalla Russia, al blocco dell’esportazione di prodotti chimici. Quello russo era uno dei più grossi mercati per l’Ue. Il quarto comparto colpito è quello dell’edilizia e delle costruzioni. Mancano soprattutto alcuni tipi di legno che arrivavano dalla Russia. Quinto settore, quello dell’elettronica: pesa, in particolare, l’assenza di gas nobili. “La materia prima c’è nell’Ue, ma il processo di raffinazione è molto complesso”, ha detto la rappresentante della Commissione. Infine, il turismo: l’Europa era meta preferita dai russi.

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