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Impianti Eolici e Fotovoltaici, Legambiente “Altroché frenare, nel viterbese e in tutto il Lazio è necessario accelerare nella diffusione di impianti solari ed eolici dove c’è vento”

“Gran parte della produzione energetica regionale è termoelettrica e inquinante, con questi paletti che contrasteremmo con forza, diremmo addio a ogni obiettivo di transizione energetica”. Nel Lazio la produzione viene per il il 77,1% da fonti termoelettriche, 12,7% da solare, 9,1% da idroelettrico e l’1,1% da eolico.

Dopo l’intervento con il quale il presidente della Regione Francesco Rocca e il Sottosegretario Sgarbi, hanno sostenuto l’esigenza di fermare la diffusione di pale eoliche nel Viterbese, interviene con fermezza Legambiente: “Altroché frenare, nel Lazio è necessario accelerare nella diffusione di pannelli solari e pale eoliche – dichiarano Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente – altrimenti non sarà centrato alcun obiettivo di decarbonizzazione né nel 2030 né mai. Per contrastare le emissioni climalteranti e proteggere l’ambiente, il paesaggio deve cambiare e le ciminiere che lo hanno devastato, devono cedere il passo agli aereogeneratori, perchè la devastazione paesaggistica che rischiamo di vedere in modo permanente sul territorio laziale e nazionale, in caso di rallentamento della transizione energetica, è quella causata dalla crisi climatica. Che il territorio del Lazio poi, possa già essere addirittura troppo pieno di energie rinnovabili è chiaramente un enorme errore, in una regione dove la produzione energetica è legata quasi totalmente a fonti termoelettriche”.

Gran parte della produzione energetica regionale proviene proprio dalla Centrale a Carbone di Civitavecchia che secondo il catasto europeo delle emissioni è il luogo più inquinante d’Italia con oltre 8 milioni di tonnellate all’anno di Anidride Carbonica sprigionata. Secondo i dati TERNA poi, pubblicati da Legambiente nel recente Forum Regionale dell’Energia, nel Lazio la produzione complessiva viene per il il 77,1% da fonti termoelettriche, per il 12,7% da pannelli solari, per il 9,1% da barriere idroelettriche e solo per l’1,1% da eolico.

“Porre freni a eolico o solare, sarebbe una scelta sbagliata, a sostegno di inquinamento da carbone, metano e oli misti combustibili, in palese contraddizione con quanto richiede l’emergenza climatica sempre più chiara e violenta, e che contrasteremmo con forza – concludono Scacchi e Ciafani. Le pale eoliche poi, si realizzano nei territori battuti dai venti come nel Lazio il viterbese o la bassa provincia di Frosinone, immaginarne in zone senza vento sufficiente è come pensare di costruire dighe idroelettriche nel deserto. Vanno invece pensati campi eolici offshore lungo le coste, così come a terra, dove c’è vento sufficiente e in armonia con i territori, strutturando una funzionale convivenza tra areogeneratori, coltivazioni e pascolo. Allo stesso modo vanno realizzati parchi agrivoltaici e coperture solari su tutta l’edilizia possibile così come a copertura di discariche e siti simili, piuttosto che altre fonti sostenibili come la produzione di biometano da rifiuti organici o l’energia geotermica. Queste, tutte insieme in un necessario mix, sono la chiave della tutela sia del paesaggio che dell’ambiente”.

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