Politica

Nel M5S è resa dei conti, Conte e Di Maio ai ferri corti e spunta l’ombra lunga di Di Battista

“Se Di Maio parla di fallimento e ha delle posizioni le illustrerà perché lui era in cabina di regia e come ministro l’ho fatto partecipare”. Lo afferma il leader M5s, Giuseppe Conte, all’indomani della rielezione al Colle di Mattarella. Sul chiarimento interno richiesto dal ministro degli Esteri, l’ex premier spiega: “L’ho chiesto io ancora prima, comunque Di Maio avrà la possibilità di chiarire il suo operato e la sua agenda, se era condivisa o meno”.  C’è tensione tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Tutto è nato quando lo stesso Conte aveva trovato un’intesa con Salvini e Meloni (e con l’appoggio – almeno iniziale – di Letta) per votare una donna Capo dello Stato (Elisabetta Belloni, ndr). “Posso dirlo? Eravamo ad un passo, l’avevano chiuso l’accordo”: così Conte ad alcuni passanti che lo hanno fermato per strada per chiedergli un selfie. Conte, però, adesso deve soprattutto preoccuparsi della situazione interna al M5s. Di Maio, infatti, prima lo aveva attaccato: “E’ ora di aprire una riflessione politica interna, alcune leadership hanno fallito”. Di qui, la replica: “Luigi avrà modo di dare spiegazioni….”.  E a stretto giro arriva la nuova risposta di Luigi Di Maio che dice a Conte: “Decisioni in cabina di regia? Non si è mai parlato di fare annunci roboanti su presunti accordi raggiunti con Pd e Lega, oggi smentiti anche dal segretario dem Letta”. Il ministro degli Esteri conclude: “Non si provi a scaricare le responsabilità su altri. È chiaro che ci sono diversi aspetti che vanno chiariti”. Nel conflitto politico nel MoVimento, spunta l’ombra lunga di Di Battista, che potrebbe tornare ad essere protagonista, magari guidando quella che potrebbe essere una scissione . A parlare di lui proprio l’ex Premier Conte: “Stimo Di Battista, è una persona genuina: possiamo avere delle diverse opinioni politiche ma lo rispetto e lo stimo. Direi che in politica la qualità di essere una persona perbene è importante ma non è sufficiente. La politica deve esprimere delle battaglie e occorre anche tanta determinazione e coraggio”. Ma è proprio Di Battista che va all’attacco di Di Maio, con durezza, come da sempre è nel suo stile:  “Credo che a Luigi interessi più salvaguardare il suo potere personale che la salute del Movimento”. Queste le parole contenute nell’intervista al Fatto quotidiano. Per Di Battista e “o si arriva a una resa di conti, o faranno prima a cambiare il nome del M5S in Udeur. I 5Stelle che mi chiamano sono preoccupati. Ma ciò che sta accadendo io lo avevo già previsto due anni fa”. “Conte è l’ultimo arrivato nel M5S, per così dire. Se il capo politico fosse stato Di Maio, Draghi sarebbe stato il presidente della Repubblica. E io, che non avrei votato Mattarella, proprio come hanno fatto gli ex del M5S, reputavo Draghi al Colle lo scenario peggiore”, sottolinea. Cosa ha sbagliato Conte? “Avrebbe dovuto far votare la Belloni in Aula, a qualunque costo”, “se c’era davvero l’accordo tra Pd e M5S su quel nome, non vedo il problema. La verità è che il Pdl, cioè il partito dei Letta, Gianni ed Enrico, voleva Draghi… Io avrei preferito altre soluzioni. Ma certamente Belloni avrebbe rappresentato un segnale di discontinuità in un Paese gattopardesco”

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