Roma Capitale

Ancora un suicidio nelle carceri del Lazio, stavolta a Regina Coeli

“Ancora un morto in carcere, questa notte a Regina Coeli. Ancora una volta uno straniero (afghano), sempre con la solita bomboletta. Sappiamo bene che i suicidi in carcere non si possono completamente evitare, come fuori e più di fuori”. Lo scrive su Facebook Stefano Anastasia, garante delle persone private della libertà presso la regione Lazio. “Sappiamo che Ministero della giustizia e Regioni si sono impegnati per piani di prevenzione ad ogni livello e in ogni istituto. Quindi – scrive – non si può lamentare l’inazione e tantomeno la sottovalutazione. Nè ci piace il gioco del cerino, della ricerca della responsabilità ultima, di chi non ha intuito, non ha vigilato o non ha impedito. Ma ogni caso di suicidio va indagato ed elaborato, per capire come sia maturato e che altro avrebbe potuto essere fatto per prevenirlo. Comprendeva la nostra lingua la persona che si è tolto la vita questa notte a Regina Coeli? Sapeva per quale motivo era in carcere e con quali prospettive? Era coinvolto in qualche attività? Aveva rapporti con i familiari o con altre persone care?”, sono le domande del Garante. “E poi, quelle bombolette …: sono almeno quindici anni che si discute delle piastre elettriche per gli ‘angoli cottura’ delle camere detentive. Invece di costruire nuovi inutili padiglioni, per tenere in carcere autori di reati da niente, non era meglio usare i fondi del PNRR per l’adeguamento degli istituti esistenti alla normativa di sicurezza e igienico-sanitaria vigente?”.

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