Economia e Lavoro

Caro-energia costa a Pmi 23,9 mld in più nel 2022. Il Rapporto della Confartigianato

 

Fisco-zavorra con tax spread Italia-Eurozona di 42,2 miliardi
Quest’anno il caro-energiacosta alle piccole imprese 23,9 miliardi in più rispetto al 2021. I rincari pesano con 18 miliardi di maggiori costi per l’elettricità e con 5,9 miliardi per il gas. A dirlo è il Rapporto ‘Imprese nell’età del chilovatt-oro’ che Confartigianato ha presentato alla propria Assembleae che fotografa un habitat poco favorevole per gli imprenditori che si sforzano di uscire dalla crisi. Sono ancora troppi gli ostacoli e gli oneri che frenano la corsa dei 4,4 milioni di micro e piccole imprese italiane impegnate a reagire con performance sul fronte dell’occupazione e delle esportazioni. Tra luglio 2021 e giugno 2022, hanno creato il 71% dei nuovi posti di lavoro e tra agosto 2021 e luglio 2022, nei settori a maggiore presenza di MPI, le esportazioni sono pari a 141,2 miliardi di euro.  Alla batosta del caro-bollette si aggiunge il peso della pressione fiscale: il prossimo anno cittadini e imprenditori italiani pagheranno 42,2 miliardi di maggiori tasse rispetto alla media dell’Eurozona, pari a 711 euro pro capite. In Europa siamo al terzo posto per il più alto carico fiscale, ci precedono Francia e Belgio. Sulla competitività delle nostre imprese pesa anche il cuneo fiscale sul costo del lavoro che, nel 2021, è pari al 46,5%, vale a dire 11,9 punti in più rispetto alla media dei paesi avanzati. Il fisco pesa anche sull’energiacon un carico superiore del 51,1% rispetto alla media dei Paesi Ue. Sul fronte dell’efficienza della pubblica amministrazione, Confartigianato mette in evidenza che soltanto il 28% delle Amministrazioni locali prevede la possibilità di completare on line le pratiche amministrative. Si peggiora per quanto riguarda gli adempimenti per il settore dell’edilizia: solo il 15% dei Comuni consente l’avvio e la conclusione per via telematica dell’intero iter relativo ai permessi di costruire.  Nel frattempo gli Enti pubblici hanno accumulato un debito commerciale verso le imprese fornitrici di beni e servizi pari a 53 miliardi di euro e il 50,1% dei Comuniitaliani non salda le fatture entro i 30 giorni fissati dalla legge. Per quanto riguarda il peso del debito commerciale della PA sul PIL siamo al 2,9%, quasi il doppio rispetto all’1,6% dell’Ue.  Gli sforzi dei piccoli imprenditori per agganciare la ripresa sono ostacolati anche dal gap scuola- lavoro all’origine della carenza di manodopera qualificata: le aziende non riescono a trovare il 55,9%dei lavoratori specializzati necessari a mantenere elevata la qualità manifatturiera made in Italy.

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