Il sociologo Domenico De Masi: “Nel Pnrr non c’è nulla su come affrontare il cambiamento dato dalla digitalizzazione. L’intelligenza artificiale si abbatterà sul mercato del lavoro”.
“Tra qualche settimana confluiranno diversi fattori, tutti volti ad uno scenario di disoccupazione. Il termine del blocco dei licenziamenti è solo un aspetto, perché dopo oltre un anno e mezzo di mancati incassi dovuti alla pandemia e alla riduzione dei profitti, molte imprese chiuderanno e l’aspetto digitale del lavoro, dovuto al progresso tecnologico, sta già inducendo uno spostamento del lavoro dalle persone ai robot. A questo va aggiunto lo smart working, che metterà alcuni servizi nella condizione di non essere più richiesti, con la conseguenza di una contrazione del lavoro e forse con la scomparsa di alcune tipologie di servizi”. Così Domenico De Masi, ordinario di Sociologia dell’Università La Sapienza di Roma, commenta con la Dire quello che attende centinaia di migliaia di lavoratori, in vista della fine del blocco dei licenziamenti, previsto dal decreto Sostegni bis per il 30 di giugno, impiegati nelle grandi aziende che non utilizzeranno più la cassa integrazione. “Per giunta – prosegue De Masi -, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), non c’è una riga su come affrontare il cambiamento conseguente alla digitalizzazione. Una tempesta perfetta a cui non ci si sta preparando”. Un quadro, quello descritto dal sociologo che ha dedicato parte dei suoi studi proprio all’evoluzione del mercato del lavoro e del lavoro creativo, a cui non fa da contraltare neppure il Pnrr, come egli stesso spiega: “Le infrastrutture e gli interventi previsti dal Recovery Plan, con cui realizzeremo il piano di ripresa e resilienza, offriranno la possibilità di nuovi impieghi ma non sarà un’opportunità duratura nel tempo perché, una volta terminate le opere previste dal piano, immaginiamo tra il 2026 e il biennio successivo, quei lavori potrebbero andare ad esaurimento”. Ci sarà quindi una prima fase di forte ri-occupazione appena il piano sarà messo in atto ma anche una fase di decrescita, non appena le opere previste dal piano saranno realizzate, spiega ancora De Masi: “La digitalizzazione colpirà il lavoro, anche quello intellettuale e cognitivo, e nessuna azione è stata messa in campo per gestire e contenere questa fase”.
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