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Deforestazione, dopo la Cina l’Italia sul podio delle importazioni di prodotti dei paesi tropicali e sub-tropicali

Deforestazione incorporata”: così il WWF definisce quel fenomeno nel quale importiamo e consumiamo prodotti provenienti dai Paesi tropicali e sub-tropicali che provocano la deforestazione e la trasformazione di ecosistemi naturali. Le cifre non sono molto lusinghiere verso l’Unione Europea, che è al secondo posto, solo dopo la Cina, di questa ingloriosa classifica, con 203.000 ettari di terreni naturali colpiti e l’emissione di 116 milioni di tonnellate di CO2, risultando la responsabile del 16% della deforestazione legata al commercio internazionale.

E non solo: l’Italia nel 2017 è risultata essere seconda tra gli otto Stati europei (oltre ad essa ci sono Germania, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Francia, Belgio e Polonia) responsabili dell’80% delle deforestazioni comportate dal ricavo delle materie prime per prodotti, di provenienza tropicale, lavorati e usati nell’UE, soprattutto per ciò che concerne la soia, l’olio di palma e la carne bovina. Senza contare le devastazioni a cui in quelle stesse zone vengono sottoposte le praterie, le savane e le zone umide per far spazio a terreni agricoli e pascoli per rispondere alla crescente domanda di prodotti e al trasferimento dei campi coltivabili e di allevamento di bestiame dalle aree comprendenti foreste.

Una vera e propria piaga alla quale l’Unione Europea sta cercando di porre una soluzione con una proposta legislativaattualmente in lavorazione per disaccoppiare dalla deforestazione le importazioni dell’UE.

Stepping up: The continuing impact of EU consumption on nature” è il report elaborato grazie ai dati e approfondimenti dello Stockholm Environment Institute (SEI) e dalle analisi del Transparency for Sustainable Economies-Trase che sottolinea le responsabilità dell’UE dietro questo fenomeno.

Stiamo segando il ramo su cui siede l’umanità e mettendo a repentaglio la nostra stessa salute”, sottolinea Anke Schulmeister-Oldenhove, Senior Forest Policy Officer dello European Policy Office-EPO del WWF e uno dei principali autori del report, sottolineando i rischi della deforestazione e dell’opera dell’uomo in generale per ciò che concerne il clima e la biodiversità, dichiarando inoltre: “In questo momento l’UE è parte del problema ma, con la giusta legislazione, potrebbe diventare parte della soluzione. La Commissione europea deve usare i dati pubblicati dal WWF come ultimo appello per Strasburgo e presentare al Parlamento una proposta legislativa, solida ed efficace, per ridurre l’impronta ecologica dell’UE. Questa legge dovrà impedire a qualsiasi prodotto, realizzato in modo legale o illegale, collegabile comunque alla trasformazione degli ecosistemi, di entrare nei mercati dell’Unione Europea. Il provvedimento dovrà andare ben oltre le misure volontarie per le imprese, fornendo alle aziende regole chiare e attuabili”.

Michael Lathuillièrealla guida della squadra per la mappatura delle catene di approvvigionamento di Trase e ricercatore dello Stockholm Environment Institute, ha affermato come “La deforestazione tropicale e la conversione degli ecosistemi associate alle importazioni di prodotti agricoli da parte dell’UE sono state finalmente quantificate per cui non possono essere più ignorate”, e che l’iniziativa Trase possa “promuovere un’azione europea mirata alla riduzione del suo impatto sulla biodiversità e delle emissioni di gas serra”.

Dati pesanti, che colpiscono l’UE come un vero e proprio treno, imponendo un ripensamento su un modo di approvigionamento delle materie prime necessarie alla nostra vita quotidiana, affinché ci si possa dirigere verso un domani più sostenibile per il nostro pianeta, soprattutto per evitare la cancellazione di interi pezzi del nostro ecosistema. Un obiettivo che il WWF spera di poter rendere realtà grazie a questo rapporto, e che forse sta già dando i suoi primi frutti.

AGC GreenCom

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