Non è scontato e non è sul tavolo un innalzamento dello stato da preallarme ad allarme del sistema gas alla prossima riunione, domani, del Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema del gas. Come spiegano fonti di Governo, una sorta di ‘automatismo’ riguardo alla situazione non è previsto. Infatti, rispetto al precedente piano di emergenza gas del 2019, il decreto legge ‘Misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale’ n. 17 del primo marzo 2022 stabilisce che il ministro della Transizione ecologica “adotta le misure” per “accrescere la sicurezza delle forniture di gas naturale” relative a modulazione, riempimento degli stoccaggi e volumi aggiunti di gas “allo scopo di contrastare l’insorgere di situazioni di emergenza” e lo fa “ove ne ricorra la necessità”. Insomma il ministro può prendere le misure necessarie, quindi non c’è bisogno di passare a un livello superiore di allarme. In tutto ciò, ricordano le fonti, nel fine settimana l’ad di Eni Claudio Descalzi ha rassicurato sui flussi di gas aggiuntivi in arrivo dall’Algeria, ormai diventata primo fornitore dell’Italia. Il punto è che un eccessivo allarmismo non farebbe che alimentare le tensioni sui mercati con relativi aumenti delle quotazioni, che renderebbe ancora più oneroso riempire gli stoccaggi. Insomma, aggravando l’allarme si finirebbe per favorire le mosse della Russia, appurato che i flussi in arrivo sono sostanzialmente regolari e che il diniego riguarda solo le richieste di un loro aumento. Ad ogni modo, fanno sapere le fonti, il titolare del MiTE Roberto Cingolani monitora costantemente i flussi. Domani alla riunione, consueta, del Comitato gas ci saranno solo i tecnici e non parteciperà il ministro, mentre alla riunione di mercoledì ci saranno gli operatori di settore, come Eni, Snam, altre aziende di settore e gli operatori degli stoccaggi, alla presenza del ministro.
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