Politica

Evviva! Evviva! Evviva! I parlamentari esultano, il vitalizio è salvo

Giovedì 21 luglio è stata non soltanto la giornata in cui Sergio Mattarella ha preso atto delle dimissioni di Mario Draghi e quindi posto la definitiva parola fine all’esperienza del Governo, il Capo dello Statoha infatti firmato anche il decreto di scioglimento delle Camere, ultimo atto della legislatura iniziata nel 2018. Nonostante l’interruzione dei lavori in anticipo, però, il compenso dei parlamentari dovrebbe essere in salvo. E con esso le ricchissime pensioni garantite a deputati e senatori e, quindi, il cosiddetto “vitalizio”. Per capire come sia possibile, è necessario partire da un presupposto. Nonostante la data delle prossime elezioni sia molto vicina (avranno luogo come noto il 25 settembre), Camera e Senato non si fermano. Come ha ricordato lo stesso Mattarella nella sua comunicazione ufficiale, “il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti”. Ma anche il Parlamento, essendo un organo permanente, farà lo stesso. E quindi i parlamentari lavoreranno anche nelle prossime settimane, per sbrigare a propria volta gli affari correnti. Questo importante dettaglio contribuisce a salvare il vitalizio dei parlamentari, o per meglio dire la pensione che percepiranno al compimento dei 65 anni d’età. Essa è garantita a deputati e senatori per l’intera durata della legislatura se la loro esperienza rispettivamente a Montecitorio e Palazzo Madama, invece dei previsti 5 anni, arriva alla durata di quattro anni, sei mesi e un giorno. Data che scatterebbe il 24 settembre, ma che varrà anche se le Camere sono state sciolte il 21 luglio. La Costituzione, infatti, all’articolo 61 comma 2 afferma quanto segue: “Finché non siano riunite le nuove Camere, sono prorogati i poteri delle precedenti”. Non si tratta di un mero cavillo, dato che fino a settembre il lavoro da fare sarà tanto, con decreti urgenti e atti necessari del Governo che andranno esaminati. E solo i parlamentari potranno farlo. Il giorno da cerchiare in rosso sul calendario non è quindi il 24 settembre (giorno precedente alle elezioni, in una coincidenza che a quel punto sarebbe parsa quasi sospetta), bensì il 15 ottobre. Quello è il primo giorno in cui le nuove Camere avranno la possibilità di insediarsi, cioè 20 giorni dopo le elezioni che determineranno la loro nuova composizione. A quel punto, però, saranno passati già 21 giorni dal fatidico 24 settembre. Salvando le pensioni dei parlamentari e garantendo loro il vitalizio dell’intera legislatura.

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