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Il lockdown fa scattare la corsa ai legumi. Consumati +28% di fagioli e +12% di ceci

I dati Nielsen nell’anno terminante il giugno 2020, analizzati dalla Coldiretti per la Giornata mondiale dei legumi dell’Organizzazione delle Nazione Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) evidenziano come ci sia stato un aumento considerevole del consumo di legumi, anche durante il lockdown: con una crescita media del 15% partiamo dal +12% dei ceci per arrivare al +28% dei fagioli, che sono stati dunque i preferiti dagli italiani.

Come affermato dalla Confederazione, la scelta da parte dei consumatori di orientarsi verso cibi più salutari e la necessità di far razione di scorte a lunga conservazione durante la pandemia hanno influito per questo trend positivo dei legumi. Inoltre sono cresciuti anche i consumi di prodotti a base di questi alimenti come biscotti, crackers, pasta e sostituti del pane.

Questo, sottolinea la Coldiretti, è importante, in quanto si tratta di cibo contenente una gran quantità di proteine e fibre, adatto per regolare l’intestino e i livelli di glucosio e colesterolo nel sangue. Inoltre ha importanti sali minerali, come ferro, calcio, potassio, fosforo e magnesio, e vitamine del gruppo B e, quando freschi, anche di vitamina C.

L’associazione di categoria ricorda poi come la coltura di legumi riesca a fissare l’azoto nel terreno, rendendo meno necessari i concimi chimici e contribuendo alla difesa delle acque e dell’ambiente.

Inoltre i fagioli di Rotonda, di Atina, di Sarconi, di Sorana, di Cuneo e della vallata bellunese e le lenticchie di Castelluccio e Alatmura sono produzioni italiane riconosciute dall’Unione Europea.

Per quanto concerne i prodotti più diffusi nel nostro Paese in quest’ambito rientrano fagioli, piselli, lenticchie, ceci, fave, cicerchie, lupini e soia per oltre 150mila ettari di terreno coltivato ai quali se ne aggiungono 273mila seminati a soia. Tuttavia, avverte la Coldiretti, la produzione nazionale è diminuita rispetto al passato a causa dell’arrivo di questi alimenti dall’estero, anche grazie ad accordi commerciali, a basso costo e di qualità meno eccelsa.

Quasi 389 milioni di chili di legumi d’importazione nella Penisola sono giunti, il 27% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Raddoppiati i ceci (+105%) e cresciuti lenticchie (+45%), fave (+23,5%), piselli (+20,8%) e fagioli (+23,5%) nei primi 10 mesi del 2020 secondo i dati Istat. Tre piatti su quattro di fagioli, ceci e lenticchie risultano di provenienza straniera, come Usa e Canada, dove si adopera il metodo di essiccazione con glifosate in pre-raccolta, vietato in Italia.

Il 90% delle lenticchie è di origine estera, in particolare americana o canadese, e agli stessi livelli si trovano i fagioli, i quali oltre che dal Nord America arrivano in larga misura dall’Argentina. Seguono al 70% i piselli e al 50% i ceciMessicoTurchia, luogo anche di triangolazioni, e diversi Paesi del Medio Oriente sono altri esportatori di legumi in Italia.

AGC GreenCom

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