Esteri

Kosovo al voto in piena pandemia. Favoriti sono i nazionalisti

In piena pandemia di Covid-19, domenica il Kosovo torna alle urne con la speranza di uscire dall’instabilità politica e dalla crisi economica, in uno scenario che vede gli ultranazionalisti in posizione di vantaggio. Saranno le quinte elezioni anticipate nel Paese balcanico, circa 1,8 milioni di abitanti, dall’indipendenza dalla Serbia del 2008, indette dopo che nel 2020 sono caduti due governi, per una mozione di censura e per l’annullamento delle votazioni da parte del Tribunale costituzionale. Il Parlamento che verrà fuori da queste elezioni sarà poi incaricato di eleggere il nuovo presidente, il che presuppone una posizione consensuale tra le varie forze politiche, che al momento non c’è. L’incarico ad interim è attualmente ricoperto dalla presidente della Camera, Vjosa Osmani, che ha rotto con il partito conservatore dell’Ldk per allearsi a Kurti lo scorso novembre, quando il presidente del Kosovo, Hashim Thaci, ha dovuto dimettersi poiché accusato di crimini di guerra commessi tra il 1998 e 2000, anni in cui era uno dei leader della guerriglia indipendentista. In base agli ultimi sondaggi, Kurti e la sua formazione ultranazionalista godono del 40 al 50% delle intenzioni di voto, a fronte del 25% ottenuto alle elezioni del 2019. Al secondo posto i democratici del Pdk (22%), seguito dai conservatori Ldk al 19% e dagli ex guerriglieri nazionalisti dell’Aak, all’8%. 
L’instabilità politica è un problema cronico del Kosovo: dall’indipendenza dalla Serbia nel 2008, nessun governo è mai riuscito a portare a termine la legislatura. I mali che affliggono il Paese sono la corruzione endemica, il nepotismo delle élite politiche che non hanno conseguito risultati promettenti nel settore economico e occupazionale, alimentando il malcontento dei cittadini. Oltre agli 1,8 milioni di residenti nel Paese, ci sono 800 mila kosovari emigrati all’estero, circa il 30% della popolazione, percentuale che sale al 55% se su considerano i giovani. Le loro rimesse rappresentano il 15% del Pil. La pandemia di Covid-19  ha causato una contrazione della crescita dell’8,8% e oltre 92 mila posti di lavoro sono andati persi.  

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