Roma Capitale

La Guardia di Finanza acquisisce documenti sul caso Acqua Marcia a casa dell’ex Premier Conte

Nelle scorse settimane militari della Guardia di finanza hanno acquisito fatture e documenti relativi a consulenze nell’abitazione dell’ex premier Giuseppe Conte. Notizia dell’accertamento è riportata dal quotidiano ‘Domani’ con un articolo in prima pagina a firma di Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian.
Le carte su cui si concentrano gli investigatori delle Fiamme gialle – sempre secondo quanto riportato dal giornale – riguardano consulenze da 3-400mila euro per alcune società di Francesco Bellavista Caltagirone, ex patron del gruppo Acqua Marcia. I militari oltre che nell’appartamento di Conte sarebbero stati dall’avvocato Guido Alpa e poi da altri due legali. Il fascicolo della procura di Roma – si aggiunge – è a “modello 44”, senza indagati, e si sviluppa dalle dichiarazioni di Piero Amara. Gli accertamenti sono coordinati dal pm Maria Sabina Calabretta.  Il nuovo fascicolo d’indagine – si legge su Il Domani – è a modello 44 (ad oggi, dunque, senza indagati) ed è planato da poco sulla scrivania della magistrata romana Maria Sabina Calabretta. La pm ha ereditato la pratica dai colleghi di Perugia che indagano da mesi sulle dichiarazioni dell’imprenditore Piero Amara. Come scoprì Domani ad aprile dello scorso anno, infatti, l’uomo al centro della scandalo della presunta Loggia Ungheria e oggi in carcere per aver corrotto giudici in giro per l’Italia nel dicembre del 2019 aveva detto ai magistrati milanesi di aver “raccomandato” alcuni avvocati a Fabrizio Centofanti, al tempo potente capo delle relazioni istituzionali del gruppo Acqua Marcia. Secondo Amara le nomine erano condizione fondamentale «per riuscire a ottenere l’omologazione del concordato stesso» dai giudici del Tribunale di Roma. Conte (come gli altri interessati) negò subito raccomandazioni di sorta ipotizzando denunce per calunnia. L’inchiesta da Milano era stata trasferita per competenza alla procura umbra proprio perché le dichiarazioni lasciavano intendere che qualche giudice della Capitale avesse commesso illeciti. Adesso è arrivata a Piazzale Clodio perché nessun magistrato romano è stato identificato dagli uomini di Raffaele Cantone, che però non hanno voluto archiviare la pratica. Calabretta – che investiga su Acqua Marcia anche in merito a un altro filone in cui si ipotizza una bancarotta fraudolenta da centinaia di milioni di euro – dovrà ora verificare se c’è qualcosa di penalmente rilevante oppure se le consulenze dei quattro avvocati si sono svolte correttamente, come sostengono i legali.

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