La guerra di Putin

La Russia, i missili in Polonia e il Trattato Nato: ecco cosa può succedere

 

Legittimazione dell’uso della forza, che non è però automatica ma può essere valutata per garantire difesa e sicurezza: è la previsione base dell’articolo 5 del Trattato dell’Alleanza atlantica, che si attiva nel caso di “attacco armato” contro uno o più Paesi membri della Nato. Il documento è tornato al centro dell’attenzione internazionale dopo notizie, non confermate a livello ufficiale, su esplosioni che sarebbero state provocate da missili russi caduti in territorio polacco a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina. Nel testo dell’articolo 5 si legge: “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale”. A valutare un’eventuale risposta della Nato, a ogni modo, dovrebbe essere il Consiglio di sicurezza dei Paesi membri. La Polonia è parte dell’Alleanza atlantica dal 1999. Il suo ingresso nell’organizzazione è avvenuto nonostante la fine della Guerra fredda e lo scioglimento del Patto di Varsavia, l’intesa militare facente capo a Mosca, a seguito alla disgregazione dell’Urss.

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