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Natalie Portman a Roma per ‘Thor, love and thunder’

 

Attrice, regista, produttrice cinematografica e supereroina. A undici anni da ‘Thor’ diretto da Kenneth Branagh, Natalie Portman torna nel Marvel Cinematic Universe in ‘Thor: Love and Thunder’ di Taika Waititi (già alla regia di ‘Thor: Ragnarok’), quarto film dedicato al Dio del Tuono e sesto della Fase 4 dell’MCU. La star è di nuovo nei panni di Jane Foster, l’astrofisica nonché fidanzata storica di Thor (Chris Hemsworth), apparsa anche in ‘Thor: The Dark World’. Qui però debutta nei panni della Potente Thor. Jane diventa Thor al femminile dopo che inspiegabilmente brandisce il martello magico, il Mjolnir, del personaggio di Hemsworth che qui ha una nuova arma: lo Stormbreaker. “Trovo difficile rapportarmi a persone sempre forti, io non sono così. Mighty Thor è forte e in un certo senso anche femminista. Però ha anche dei dubbi, delle difficoltà e delle sfide da affrontare. È vulnerabile come tutti”, ha detto Natalieb Portman durante l’incontro a Roma. Anche lei ha affrontato una sfida sul set: quella dell’improvvisazione. “Per questo personaggio ho letto molti libri e ho studiato tanto. Ma quando sono arrivata sul set – ha proseguito l’attrice – tutto questo non è servito perché Taika mi ha chiesto di lasciarmi andare. Ed è qui che ho ritrovato, insieme al resto del cast, il senso del nostro lavoro: abbiamo riscoperto la fantasia e l’immaginazione, ci siamo ricordati di quando avevamo 5 anni, soprattutto nei momenti sul set in cui abbiamo combattuto con le armi finte fingendo di sfidarci con un’altra persona”. Per Portman essere una supereroina in questo momento è importante perché “ce ne sono molte sulle schermo, ma non bastano. Non dobbiamo sorprenderci nel vedere così tante donne ‘super’. Questo – ha sottolineato la star – è un messaggio importante per i giovani perché loro devono potersi riconoscere in qualsiasi genere di supereroe sullo schermo. Quando ero bambina, per esempio, avevo solo una supereroina di riferimento”. Oltre dieci anni fa il debutto nell’universo Marvel: “la prima volta ero entusiasta di interpretare un’astrofisica, ci sono ancora poche ragazze che scelgono le discipline STEM (le materie le discipline scientifico-tecnologiche, ndr). All’epoca tutto potevo immaginarmi ma non di diventare a quarant’anni, da madre ebrea alta 1.60 centimetri, una supereroina bionda e possente”, ha ricordato l’attrice. Nel futuro non si sa se la rivedremo nei film Marvel ma una cosa è certa: “Tornerò alla regia, sto cercando di capire dove indirizzarmi in tal senso, sto capendo come usare al meglio la mia ‘voce’. Mi interessa il punto di vista delle donne ma anche la loro esperienza”, ha detto Portman, che ha aggiunto di essere attratta da due scrittrici italiane: “Natalia Ginzburg ed Elena Ferrante”. Chissà se deciderà di dirigere un film tratto da una delle loro opere. Nell’attesa di scoprirlo, “prossimamente arriverà su Apple Tv+ la serie ‘Lady in the Lake’, che interpreto e produco. Sono sempre stata l’acqua del contenitore, per usare una metafora, ma vorrei anche creare il contenitore per quell’acqua”, ha dichiarato l’interprete in riferimento al suo ruolo da produttrice. “Ogni film rappresenta una sfida. In trent’anni di carriera ci sono stati momenti in cui ho ricevuto critiche negative, ho vissuto momenti di infelicità nella vita privata oppure non c’erano ruoli. Ma in me è sempre scattato quel senso di rivalsa. Credo che questo sia un sano istinto di sopravvivenza, anche se penso che ciò che dobbiamo affrontare noi non sia paragonabile a quello che hanno dovuto affrontare le generazioni precedenti alla nostra”, ha raccontato l’attrice, che ha concluso: “in questo momento ho paura di tutto: del Covid, della folla e della armi”.

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