Politica

Reddito di cittadinanza, Draghi cerca la svolta, ma non sarà abolito. Spunta il nodo della residenza per ottenerlo

Mario Draghi ha deciso di non cancellare definitivamente il reddito di cittadinanza. Nonostante le divergenze politiche il premier crede nella misura, ma si aspetta importanti modifiche. Ci si muoverà – si legge su Repubblica – su due binari: rafforzamento delle misure per contrastare la povertà; aggancio alle politiche attive del lavoro. In totale, le persone che nel 2020 hanno ricevuto il Reddito (o la pensione) di cittadinanza sono state 3,7 milioni, per 1,6 milioni di nuclei familiari. Ma la misura (per i criteri di accesso) ha escluso più della metà degli indigenti. Da qui l’idea, per esempio, di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza in Italia richiesti e di valutare diversamente il patrimonio posseduto. Sarà quindi rafforzato nell’azione di contrasto alla povertà e sarà collegato alle politiche attive del lavoro, ma non sarà superato. Ribaltando lo schema: – si legge ancora sulle pagine del quotidiano – il reddito a valle degli interventi per favorire l’occupazione e non il contrario, come in parte si è pensato di poter fare tre anni fa circa quando l’istituto è stato approvato dalla precedente maggioranza giallo-verde del Conte I, cioè M5S e Lega. È questo il perimetro entro il quale il governo ha deciso di giocare la partita sul tagliando al Reddito di cittadinanza. Si partirà dalle politiche attive del lavoro, il grande assente strutturale nel mercato del lavoro italiano. Ed è grazie alle risorse europee che nel Recovery Plan si trovano 5 miliardi per provare a reinserire nel mercato del lavoro 3 milioni di persone ricorrendo alla leva della formazione e della riqualificazione professionale.
aggiornamento reddito di cittadinanza dell’8 settembre 2021 ore 15.50

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