Esteri

Russia e Turchia uniti in Siria con dispiacere dello zio Sam

 

di Giuliano Longo

 

Sta calando il sipario sul brutale conflitto siriano che dura da di 11 anni, un conflitto che l’ex presidente degli Stati Uniti e premio Nobel Barack Obama ha avviato quando la cosiddetta “primavera” araba ha attraversato l’Asia occidentale ormai due decenni fa.

 

Gli Stati Uniti hanno subito un’altra grande battuta d’arresto in Asia occidentale mentre l’anno 2022 volgeva al termine. Il processo di riconciliazione turco-siriano in corso sotto la mediazione russa potrebbe anche venire interpretato come un  tradimento o vendetta.

 

Ankara ha subito un’enorme pressione da parte dell’amministrazione Obama nel 2011 per guidare il rovesciamento del regime in Siria, convinta che la Turchia avrebbe  servito come guida dell’islamismo “moderato” in quella regione.  Ma Ankara si è presa del tempo per calibrare le sue politiche estere adattandosi alla primavera araba prima di rispondere al mutevole situazione in Siria.

 

Recep Tayyip Erdogan,infatti,  è stato colto impreparato dalla rivolta in Siria in un momento in cui Ankara stava perseguendo una politica di “problemi zero” con i vicini della Turchia. Ankara non era sicura di come si sarebbe sviluppata  la primavera araba rimanendo in silenzio quando la rivolta dilagò per la prima volta in Tunisia.

 

Anche sull’Egitto,Erdogan ha lanciato un appello alla detstiuzione di Hosni Mubarak solo quando ha percepì  che Obama si stava separando dal fedele alleato americano al Cairo. Così la Siria fu l’ultimo banco di prova e una vera sfida per Erdogan.

 

Ankara aveva investito molto nel miglioramento delle relazioni con la Siria nel quadro del cosiddetto Accordo di Adana nel 1998 dopo la massiccia resa dei conti dell’esercito turco con Damasco che ospitava Abdullah Ocalan, leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK ).

 

Erdogan inizialmente non voleva che il presidente siriano Bashar al-Assad perdesse il potere e gli consigliò di avviare riforme, senza dimenticare che le famiglie di Erdogan e Assad erano solite andare in vacanza insieme.

 

Obama delegò l’allora capo della Central Intelligence Agency, David Petraeus, a visitare la Turchia due volte nel 2012 per convincere Erdogan a impegnarsi con gli Stati Uniti per determinare la fine del governo di Assad. Fu Petraeus a proporre ad Ankara un programma segreto di armamento e addestramento dei ribelli siriani.

 

Ma già nel 2013,Erdogan comprese che lo stesso Obama voleva solo un coinvolgimento limitato degli Stati Uniti in Siria manovrando dalle retrovie. Nel 2014,Erdogan fece sapere che i suoi rapporti con Obama erano diminuiti, dicendosi deluso per non aver ottenuto risultati diretti sul conflitto siriano.

 

A quel punto, più di 170.000 persone erano morte e 2,9 milioni di siriani erano fuggiti nei paesi vicini, inclusa la Turchia, mentre i combattimenti avevano costretto altri 6,5 milioni di persone a lasciare le loro case in Siria.

Peggio ancora, il Pentagono iniziò ad allinearsi con i gruppi curdi siriani legati al PKK fornendo rifornimenti alle forze curde, sino a quando, nel novembre 2015, le forze speciali statunitensi furono dispiegate in Siria.

 

Allora  Erdogan aveva protestato con gli Stati Uniti,  alleato NATO, che si erano allineati con un gruppo terroristico (YPG dei curdi siriani)minacciando la sovranità e l’integrità territoriale della Turchia.

 

Questo è il contesto storico nel quale si sono svoltii due incontri a Mosca del 28 dicembre del 2022,  tra i ministri della difesa e i capi dell’intelligence di Turchia e Siria alla presenza delle loro controparti russe.

 

La riconciliazione di Erdogan con Assad può quindi venir intesa come una  vendetta per il tradimento americano.Cercando aiuto dalla Russia, il paese nemico nel mirino degli Stati Uniti e della Nato, Erdogan  inizia a  dialogare con Assad, considerato da Washington un paria.

 

Il 29 dicembre, il ministro della Difesa turco Hulusi Akarha dichiarato: “Durante l’incontro [a Mosca], ​​abbiamo discusso di cosa avremmo potuto fare per migliorare la situazione in Siria e nella regione il prima possibile, garantendo pace, tranquillità e stabilità… Abbiamo ribadito il nostro rispetto per l’integrità territoriale e i diritti di sovranità di tutti i nostri vicini, in particolare Siria e Iraq, e che il nostro unico scopo è la lotta al terrorismo, non abbiamo altro scopo”.

 

Negli ultimi anni il presidente russo Vladimir Putinha consigliato a Erdogan di affrontare i problemi di sicurezza della Turchia coordinandosi con Damasco nell’ambito  dell’accordo di cooperazione di Adana.

 

Il ministero della Difesa turco ha affermato che l’incontro a Mosca si è svolto in un “atmosfera costruttiva” ed è stato concordato di render permanenti gli incontri trilaterali “per garantire e mantenere la stabilità in Siria e nella regione nel suo insieme”.

 

La normalizzazione tra Ankara e Damasco avrà un impatto sulla sicurezza regionale e, in particolare sulla guerra siriana, visto il peso che la Turchia esercita sulla residua opposizione siriana, mentre  Ankara, Mosca e Damasco stanno lavorando per svolgere missioni congiunte sul terreno in Siria.

 

La volontà del ministro della Difesa russo Sergey Shoigu proprio nel bel mezzo della guerra in Ucraina di promuovere  la riconciliazione della Turchia con la Siria aggiunge una dimensione completamente nuova ai legami strategici tra Mosca e Ankara.

 

Anche per Erdogan, la Siria diventa l’ultima delle sue ultime iniziative politiche per migliorare le relazioni della Turchia con gli stati regionali. La normalizzazione con la Siria, gradita all’opinione pubblica turca,potrebbe favorire la candidatura di Erdogan per un rinnovo del mandato alle prossime elezioni.

 

Dal punto di vista siriano la sua continua occupazione delsuo  territorio, i rifugiati siriani in Turchia (che ammontano a 3,6 milioni), ecc. sono questioni vitali che riguardano la sicurezza della Siria.

 

Gli Stati Uniti non hanno preso bene  la mossa di Erdogandi normalizzare i rapporti con Assad e tanto  meno hanno gradito l’aiuto della Russia. Ora è ancora più improbabile che Washington rinunci alla sua presenza militare in Siria o alla sua alleanza con il gruppo curdo siriano YPG (che Ankara considera un’affiliata del PKK).

 

La stampa siriana di regime  ha riferito che in occasione dell’incontro tripartito a Mosca, Ankara si è impegnata a ritirare tutte le sue forze dal territorio siriano.

 

In effetti, la sostituzione delle milizie YPG  con forze governative siriane lungo i confini con la Turchia porterebbe all’indebolimento sia delle YPG, che la presenza militare statunitense. Tuttavia rimane ancora senza risposta la collocazione  dei curdi nel futuro della Siria.

 

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha dichiarato di recente:“Gli Stati Uniti non miglioreranno le loro relazioni diplomatiche con il regime di Assad e non sosterranno altri paesi che migliorano le loro relazioni (con Lui). Gli Stati Uniti esortano gli Stati della regione a considerare attentamente le atrocità inflitte dal regime di Assad al popolo siriano nell’ultimo decennio.

“Gli Stati Uniti credono che la stabilità in Siria e nella regione più ampia possa essere raggiunta attraverso un processo politico che rappresenti la volontà di tutti i siriani”.

 

Gli incontri della scorsa settimana a Mosca mostrano che la posizione della Russia nella regione dell’Asia occidentale è tutt’altro che limitata dal conflitto ucraino. L’influenza russa sulla Siria rimane intatta e Mosca continuerà a condizionare la transizione della Siria fuori dalla zona di conflitto e a consolidare la propria presenza a lungo termine nel Mediterraneo orientale.

 

D’altra parte i legami della Russia con gli stati del Golfo Persico sono in costante crescita.I legami strategici Russia-Iran sono al livello più alto della storia. E il ritorno di Benjamin Netanyahucome primo ministro significa che i legami russo-israeliani stanno andando verso un reset.

 

Teoricamente  gli interessi geopolitici della Russia e della Turchia avrebbero dovuto scontrarsi in quell’area,  una volta aperte  le cateratte del conflitto ucraini, ma, paradossalmente è avvenuto proprio il contrario di quanto gli USA avrebbero desiderato.

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