Primo piano

Uno studio dell’Università di Torino evidenzia come l’inquinamento e le polveri sottili impediscano la rigenerazione del tessuto nervoso

Università di Torino – hanno dimostrato per la prima volta gli effetti negativi dell’esposizione al ‘PM’ (particulate matter) sulle capacità rigenerative del tessuto nervoso. Secondo l’Oms causa la morte prematura di circa 4 milioni di persone nel mondo ogni anno.

Ma l’esposizione cronica ad alti livelli di polveri sottili è anche associata a una prevalenza della sclerosi multipla in alcune popolazioni. In particolare nei grandi centri urbani, dove i picchi di PM precedono sistematicamente i ricoveri ospedalieri dovuti all’esordio o alla recidiva di patologie croniche autoimmuni, tra cui la Sclerosi Multipla, come dimostrano numerosi studi epidemiologici.

A oggi restano tuttavia da chiarire i meccanismi con cui l’esposizione al PM eserciti un effetto sul sistema nervoso centrale. Grazie a un progetto pilota finanziato da Aism e la sua Fondazione Fism – Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, le ricercatrici del Nico – Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi dell’Università di Torino hanno chiarito per la prima volta che l’esposizione al PM ha effetti negativi sulle capacità rigenerative del tessuto nervoso, e in particolare della mielina, il rivestimento degli assoni che – se danneggiato, come avviene nella ‘SM’ (sclerosi multipla) – compromette la trasmissione delle informazioni fra i neuroni.

Lo studio è nato grazie alla collaborazione tra i ricercatori del Nico Enrica Boda, Roberta Parolisi, Annalisa Buffo (Gruppo Fisiopatologia delle Cellule Staminali Cerebrali), Francesca Montarolo e Antonio Bertolotto (Gruppo Neurobiologia Clinica – CRESM, Centro di Riferimento Regionale SM dell’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano, TO) con il gruppo di ricerca di Valentina Bollati dell’Università di Milano e Andrea Cattaneo dell’Università dell’Insubria.

I risultati della ricerca – pubblicati sulla rivista Neurochemistry International – dimostrano in un modello animale che l’esposizione al PM2.5 ostacola la riparazione della mielina, inibisce il differenziamento degli oligodendrociti e promuove l’attivazione degli astrociti e della microglia, cellule che di norma svolgono funzioni di sostegno per i neuroni ma che – quando attivate dal sistema immunitario come accade nella Sclerosi Multipla – contribuiscono alla neuroinfiammazione.

“Nelle prime fasi di malattia, la mielina può comunque essere riparata da cellule gliali presenti nel tessuto nervoso, chiamate oligodendrociti, il che contribuisce alla remissione – purtroppo spesso solo temporanea – dei sintomi. Le ricerche in corso nei nostri laboratori sono importanti perché permettono di capire quali fattori possono ostacolarne la riparazione – sottolinea Enrica Boda del Nico Università di Torino – aggiungendo un tassello nella comprensione dei meccanismi di neurotossicità del PM”.

“I nostri studi – continua – ora si focalizzano nell’identificare i meccanismi cellulari e molecolari che mediano il trasferimento del ‘danno’ dovuto all’inalazione del PM2.5 dai polmoni al sistema nervoso centrale. Riconoscere fattori di rischio ambientali modificabili – come l’inquinamento dell’aria – e i meccanismi che mediano le loro azioni può fornire informazioni importanti per prevenire le recidive della Sclerosi Multipla agendo su politiche ambientali, stile di vita e possibilmente, progettazione di nuovi strumenti di prevenzione e interventi terapeutici”.

AGC GreenCom 

Related posts

Cattani (Farmindustria): “Hta consente accesso cure e meno burocrazia”

Redazione Ore 12

Amianto in Emilia Romagna. Azione dell’ONA per l’ex cantina di Bazzano a Castelfranco Emilia

Redazione Ore 12

A Casamicciola dopo la frana è cambiato anche il mare

Redazione Ore 12